Stephen Hawckins

Noi esseri umani siamo dei tipi curiosi. Siamo sempre a caccia di risposte. Le inseguiamo sui terreni più ardui, chiedendoci se la vita ha un significato. Penserete che si tratti di una questione filosofica, ma, secondo me, la Filosofia è morta. La risposta è nella Scienza. Stephen Hawckins, Disegno dell’Universo, parte II.


... e miglior ventura per noi sarebbe se i problemi di Firenze e della Toscana fossero visti e risolti con l’ occhio e le decisioni dei Fiorentini e dei Toscani”. Anonimo toscano

Chi nella vita crede di procedere senza le sacre leggi della logica e della matematica, si pasce di confusione. Leonardo da Vinci

domenica 27 aprile 2014

Io, l'Italia e la Toscana





Toscano Redini

Io, l’Ìtalia e la Toscana.

Lettera aperta a me stesso
in due premesse, otto capitoli e tre postmesse


Premessa 1a
    Finché scopri che la tua patria non è l’ Ìtalia, ma la Toscana.
    E scopri, finalmente, che tanto innaturale, artificiosa, forzosa e forzata è quell’Ìtalia,
quanto vera, genuina e naturale è questa Toscana, abbozzata, cresciuta e maturata senza artifizio alcuno, come il grano delle sue maremme, e il vino e l’olio delle sue colline, da quella Tuscia Langobarda che va dal Versilia all’Albegna e dall’Appennino al mare, e così nomata per separarla e distinguerla dalla Tuscia romanesca, abbandonata senza rimpianti al Papa.


Premessa 2a
    Sarà bene distinguer subito un’Italia geografica, come la intendeva von Metternich, e un Ìtalia statale attuale, come certo Savoia Vittorio Emanuele detto poi Secondo (di Carlo Alberto e di Maria Teresa d’ Austria-Lorena, nato nel 1820 a Torino e ivi residente in piazza Castello) la intese dal 1861 con tutti i suoi servi, coscienti e incoscienti; e come, purtroppo, la continuano a intendere tuttora i suoi discendenti, anche metaforici e/o sedicenti repubblicani, i servi dei suoi discendenti, e i discendenti dei suoi servi. Per cui, se non metti un accento sulla prima i alla prima, geografica, da cui derivano gli Italici, è giocoforza metterlo alla seconda, statale, da cui derivano gli ìtaliani, per tenerle ben distinte, e non confonderle, come si fa arbitrariamente e abusivamente, appunto, dal 1861.
    Io l’accento lo metto alla seconda, a quella artificiale, all’ogm; così: Ìtalia, ìtaliani.


I

Son nato e cresciuto in Toscana, sulla riva destra dell’Arno, nel segno del Fascio. Non per colpa mia ma per l’ineluttabilità dei tempi. Chi nasceva in quel tempo nella penisola italica, e la Toscana, pur aggrappata disperatamente al sud dell’Appennino tosco-emiliano fa parte di questa penisola, era, volente o nolente, figlio della Lupa e ipso facto chiamato Balilla. Ma questa è storia risaputa. Quel che non è risaputo, e tenuto ben nascosto dal culturame pseudostorico ìtaliano, è il fatto che Giovan Battista Perasso detto Balilla tirò il sasso in fronte a un soldato del generale Antonio Ottone Botta-Adorno, che per conto di C.Emanuele III re di Sardegna, alla testa di soldati piemontesi affiancati da rinforzi austriaci, aveva occupato Genova. Per Balilla era pur sempre uno straniero, ladro e mascalzone (infatti rubò e trafugò il tesoro della Repubblica di Genova; poi costretto ad abbandonarlo nel Polcevera sotto l’incalzare dei forconi liguri e ivi ritrovato nel 1892), ma non nel senso che ci han raccontato i futuri ìtaliani. Edificante! La sassata, chi la tirò e chi la prese, ma più che altro quel che gli ìtaliani ne han tratto, mettendolo addirittura nel loro inno, chissà a quale titolo...
    All’anagrafe poi c’era da fare i conti con i nomi propri del momento: a seconda della voga in atto, senza colpa ti ritrovavi Progresso, Libertario o Ideale; ovvero Vittorio, Armando o Trieste; o anche Aduo, Tripoli, Bengasi o Asmara; o infine Arnaldo, Benito, ancora Vittorio, o Romano e via nomando senza troppa fantasia.
    Non ho fatto eccezione io. Figlio della Lupa (lupa... cioé... fuor di metafora, frequentatrice di lupanari.. via! diciamolo), che partorì allattò e allevò due gemelli: Romolo e Remo; ma il celebrato è il primo, il secondo durò poco, con tutto quel che ne seguì [ma guarda te da che può dipendere il tuo nome. NdR]), io Figlio della Lupa ma anche Figlio d’Ìtalia, e perciò Balilla, mi son ritrovato Romano Alberto anziché soltanto Alberto come la buona memoria del nonno paterno suggeriva.
    Pazienza. Non sarà un nome a decidere un destino (però ti condiziona!).

II

Ma il peggio venne dopo, alle scuole elementari. Cominciarono a inculcarmi che era bello morire per la Patria, con la P maiuscola s’intende; che la Patria aveva dei confini, sacri; che la Patria aveva dei destini, immarcescibili; che la Patria aveva un cielo, corrusco; che la Patria aveva una Bandiera, anche questa con la B maiuscola, la più bella del mondo, da amare; che la Patria aveva dei nemici, con la n minuscola questa volta, da odiare maledire e stramaledire; e che anche i nemici avevano le loro bandiere, ma tutte brutte, tutte da odiare.
    Così provarono a farmi odiare, già dalla prima, l’Austria e gli Austriaci. Gli Austriaci, incredibile! Ma esiste al mondo gente migliore degli Austriaci? Odiare
Vienna?! Come si può solo pensare?!
    Il lavaggio del cervello di noi poveri bimbetti delle scuole elementari non trascurava alcun aspetto della nostra vita quotidiana: giocattoli, figurine, fumetti, tombole, giochi dell’oca, sport, mens sana in corpore sano, libri di testo, materiale didattico, faccetta nera, tutto era teso allo stesso scopo mistificatore. Una vita inoltre scandita da feste, mezzefeste, anniversari, ma soprattutto commemorazioni: si commemorava un pò di tutto, da Orazio Coclite a Pontida a Garibaldi, da Muzio Scevola a Lepanto alla Marcia su Roma, da Cincinnato a Masaniello al Carso, da Cesare a Colombo a Pisacane, dall’Impero che fu, all’Impero che dopo 15secoli15 era riapparso in tutto il suo fulgore su quei 7bischeri colli7, sempre loro, sempre fatidici, sempre ermi, sempre più stolidamente fatali; e si marciava, oh! se si marciava, petto in fuori e pancia in dentro, in corteo, coi gagliardetti e la medaglia del Duce precariamente appuntata sul nodo dello scivoloso fazzoletto di raso blu legato al collo, che se la mettevi storta quella medaglia e costringevi il Duce a guardare per terra, rischiavi di prendere una manata dal Capomanipolo di turno tutto azzimato in una fiammante sahariana, che poi qualche anno dopo, in una fiammante camicia rossa alla falce e martello, ti voleva  dare una manata perché non eri comunista come lui!  Valli a capire questi ìtaliani!
    Ma si sa, il tempo passa e gli uomini cambiano... le sahariane, per esempio, ormai non più di moda.
    Io invece ero restìo, a cambiare; la mia camicia nera, oltretutto, tornava così bene a scuola, capace com’era d’assorbire e mascherare tante macchie d’inchiostro.
    Poi il mio babbo m’aveva insegnato che era meglio rompersi una gamba piuttosto che rompere una promessa; che era meglio mangiare una cipolla in serenità, che un pollo arrosto con la coscienza di traverso. Così, con le lezioni di etica del genitore e con tutti i giuramenti e le promesse che la maestra Bini m’aveva estorto raccontandomi di Roma, dell’Ìtalia, del Papa, del Re e del Duce, quando si rigirò la frittata per me fu dura, molto dura, adeguarmi al brusco voltafaccia.
    Ma più duro fu capire perché, con un’Ìtalia così fatta come meglio non si poteva, con quella pò pò di storia di millenni alla testa del mondo e della civiltà come m’aveva raccontato la maestra Bini, gli ìtaliani si fossero così selvaggiamente e incivilmente sbudellati tra di loro per un paio d’anni. Ma come, il faro della civiltà, la culla del diritto, la pietra angolare del cristianesimo, la Roma caput mundi (o kaputt..?), il Papa che benediceva urbi et orbi, il Popolo di santi, di eroi, di artisti e di navigatori, e di trasvolatori, e di civilizzatori, e d’inventori, e di coltivatori, era precipitato nel giro di qualche mese nell’abbiezione di una guerra civile (l’unica cosa rimasta civile) che definir vergognosa è un leggiadro eufemismo. Mah!

III

Poi sono arrivato alle Medie. E alle scuole medie cominciò il secondo ciclo di lavaggio. Contrordine: tutto il male era il fasci- smo, in combutta con la monarchia e il  nazismo. Ora, con la repubblica, si sarebbe marciato (vai! ci risiamo, a marciare) verso il sol dell’avvenire, questa volta, o in ogni caso nel segno di quella democrazia e di quella libertà che finora erano state brutalmente calpestate e soffocate e che venivano da lontano, di là da un oceano per certi, di là da una steppa per altri. Comunque non c’era da sbagliare né da dubitare: la resistenza all’invasore (anche se non era ben chiaro chi fosse l’invasore), condotta senza quartiere e con inenarrabili eroismi sulle impervie montagne e nelle assolate pianure, corroborata dal sangue di tanti martiri del secondo risorgimento (e quindi fanno due: ma com’è facile risorgere in chisto paese do’ sole...), aveva finalmente trionfato nel nome della giustizia e della libertà. La lotta di un intero popolo, forgiato nel sangue di tanti poveri morti di ben due risorgimenti e di qualche altra guerretta tanto per non perdere il vizio, e insorto come un solo uomo contro l’oppressore, era alfine vinta. Ancora una volta i resti di un esercito teutonico risalivano sconfitti quelle valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza; o qualcosa del genere...
    Era lo stesso popolo di santi di ecc.. ecc.. che nemmeno dieci anni prima aveva vinto un’altra battaglia decisiva e definitiva nel senso diametralmente opposto. Ma non importa: l’importante è che il popolo vinca, sempre, e sia talmente convinto di vincere da pagare tutte le tasse che gli appioppano senza far pè, costi quel che costi, sia pure sudore e sangue (infatti degli spudorati sono più volte arrivati alla balordaggine di promettere sudore e sangue; e sai com’ è andata a finire? nessuno li ha presi a bastonate... ma non lo raccontate, ce n'è già a iosa per vergognarci come bischeri sciolti).
    La maestra Bini, sempre al suo posto, continuava a insegnare tragiche facezie. Aveva semplicemente cambiato spazzolone al manico risorgimentale, gettando quello fascista per innestare quello antifascista; ma la prosopopea patriottarda, dalla lupa agli sciacalli, dai cani ai conigli, era sempre la stessa; come del resto era sempre lo stesso il manico risorgimentale, spudoratamente allungato all’indietro fino a farci rientrare il diavolo e l’acquasanta, regimi tirannici e rivoluzionari, rinascimenti, comuni, repubbliche marinare e terricole, imperi regni e signorie, dittatori consoli e tribuni, vicari senatori e lucumoni, e quant’altro potesse servire alla bisogna per confezionare il piatto di un’unità da imporre col ferro e col fuoco; ma soprattutto con l’inganno, la menzogna e il condizionamento mentale.

IV

Par di raccontare un incubo; ma la realtà è peggiore degli incubi. Il fatto è che gli ìtaliani sono, ab ovo, divisi in due categorie: quelli che vanno e vengono, e quelli che rimangono, succeda quel che succeda. Son questi ultimi che assicurano la continuità: monarchici con la monarchia, repubblicani con la repubblica, fascisti col fascismo, antifascisti con l’antifascismo, democristiani finché tira la democrazia-
cristiana, o anche socialisti, se il socialismo si mette a tirare con la democraziacristiana, o anche l’uno e l’altro insieme, che non guasta mai, comunisti col comunismo se fosse venuto Baffone, ove russi e americani non avessero deciso di lasciarci dall’altra parte del mondo.
    Per questi ìtaliani inamovibili l’importante è sempre stato, e sempre sarà, lo stesso: che la barca Ìtalia galleggi; che navighi da una parte o dall’altra, che diriga di qua o di là, o che scarrocci, purché senza troppi rollii o beccheggi, non è poi così importante; l’importante è che galleggi con tutta la sua ciurma di ammanicati ben abbarbicati da perfetti parassiti e in netta maggioranza, ormai, sui poveri fessi che remano sottocoperta senza un pertugio da cui intravedere perché poi remino tanto e per chi...
    E i primi, quando il ricorso ai sacri confini o agli indiscussi primati etnici politici religiosi giuridici letterari filosofici artistici scientifici sportivi turistici culinari non tira più, si permettono anche il lusso di fare i democratici; tanto hanno la maggioranza! Vengono a raccontare che si turano il naso prima di votare, ma votano; che tutti devono pagar la tasse, ma loro riscuotono; che urgono le riforme, ovviamente di loro pertinenza quali esperti e nessuno è più esperto di loro nel far le riforme senza cambiar nulla lasciando tutto come prima; riforme nette che contrastino l'assistenzialismo che non sia il loro, lo spreco del denaro pubblico da parte dei non addetti ai lavori e il corporativismo sindacale che qualcuno non si metta delle idee in testa; poi il maggioritario, il presidenzialismo, il metodo delle riforme, la riforma liberale, la riforma della magistratura, il liberalismo, il socialismo dal volto umano come se il socialismo potesse avere un volto umano, e il federalismo, il tutto in uno Stato che abbia poche leggi (non più di trecentomila), e chiare; altro? mah, mi faccia anche un etto di prosciutto crudo... ma che sia magro e un pò di quel rigatino... grazie; dicono anche che così non si può più andare avanti, e allora quatti quatti si aumentano gli stipendi: è l’unica consolazione che rimane a questi poveri lavoratori dell’intrallazzo più sudicio.
    Dove andremo a finire... borbottano scuotendo la testa, che tempi! di questo passo ci toccherà darci un aumento di stipendio ogni mese..! Comunque c’è sempre la risorsa di qualche bomba da far scoppiare da qualche parte o di qualche scorreria in qualche città di no-global social soviet forum black block cric e crac et similia, per trarne lo spunto di riaffermare per l’nª volta, tutta la saccenteria e tutta la prosopopea retorica di un patriottismo falso come un soldo bucato.
    Vai, compra un tricolore per tutti gli edifici pubblici coi soldi dei fessi, mettici accanto quello straccio blu con dodici stelle che se non stai buono di stelle te ne fan vedere centoventi, e oltre le stelle ti fan vedere Caino che fa le frittelle, e dai a intendere per almeno quaranta volte al giorno (5 tg al giorno per 8 canali nazionali fa 40), più i giornali-radio e la stampa, quotidiani e fatiscenti settimanali, che si sta marciando (ancora!) verso un futuro radioso di telefonini e di ogm, ma soprattutto che la barca va! Vai, bischero, rema, rema che la barca va. Ma ’n dove va? Che te frega dove va?! Lo sanno loro, dove va, lo sanno i saccenti che beccano da 35 milioni in su al mese con allegato un fottio di prebende e privilegi; nun te preoccupa’, te sta’ zitto; e rema...
    Sta a vedere che ci han liberato dai nazi-fascisti per dar modo ai ladri democristosocialcomunisti di derubarci a suon di tasse, liberamente e democraticamente, s’intende. Mah! Sarà... ma il sospetto aleggia subdolo e beffardo.

V

Allora, sulla scia del sospetto, comincia a insinuarsi qualche dubbio (comincia? Poffarbacco, ce n’ è voluto..!). C’è qualcosa che non torna. Anzi, son troppe le cose che non tornano, che vengono contorte, adattate, viste, riviste, lasciate, riprese: s’attacca il manico dove torna, insomma. E dove non torna? si fa tornare.
    E i dubbi ingrossano: non sarà mica il concetto stesso d’Ìtalia che non torna? Quella con l’accento, intendo. Non è un contenitore in cui si vogliono far stare troppe cose che spesso fanno a cazzotti fra di loro? e altre che non c’ entrano per nulla e ci si fanno stare a forza?
    Per esempio: i sacri confini della Patria han richiesto una guerra santa, più di mezzo milione  di morti (680mila!) e più di un milione di invalidi (1milione e 200mila) per essere portati al Brennero; per contro nemmeno una scaramuccia o un ferito magari per sbaglio per allontanarli da Como e portarli, come geografia comanderebbe, al San Gottardo e al San Bernardino. Già, ma il pericolo veniva dall’Austria (e dalli, con l’Austria), mica dalla Svizzera; allora non era una questione di sacralità, cioé i confini non erano sacri (bugiardi!), ma piuttosto una mera questione di comodo. Ma allora, se era una question di comodo, perché sono state rigettate quelle offerte allettanti e comode dell’Austria del 1914 e financo del 1915, che ci avrebbero risparmiato quattr’anni e mezzo di massacri e di patimenti? perché non sono state nemmen prese in considerazione? Se era una questione di comodo (ri-bugiardi!) e non di sacralità, perché sono state ignorate? Allora forse c’era davvero anche una questione di sacralità... o no!? Io, per la verità, ormai libero da tanti falsi pregiudizi, penso si sia trattato di una mera questione di pura, semplice, squallida, stupida demenza boriosa, col re sabaudo a fare il burlamacco di turno nel carnevale ìtaliano (con le più sentite scuse al vero Burlamacco, legittimo Re del Carnevale di Viareggio).                     
    A riprova di ciò ho sentito più d’un cinico sfacciato affermare senza vergogna che la coscienza nazionale aveva bisogno d’un bagno di sangue per essere rafforzata, consolidata... per finir di «fare gli ìtaliani» di dazegliana demenza, insomma!
    Intanto gli Svizzeri continuano a occupare beatamente una regione lombarda
come il Ticino (e fan bene, almeno i Ticinesi stanno al riparo dall’Ìtalia)  e nessuno dice niente. Come recita l’inno? «Il Piave mormorò: non passa lo straniero!»; ma i Savoia non eran della Savoia? cioé di là dalle Alpi? e non parlavano francese fin dopo l’unità d’Ìtalia mentre noi Toscani si parlava toscano da più di mill’anni? per loro, il Piave non mormorava? Sempre zitto il Piave nei confronti di questi stranieri, Svizzeri o Savoiardi che fossero, sempre zitto, nemmeno un bisbiglio, nemmeno un fiato.  Chissà cosa s’inventerebbe ora la maestra Bini con tutte le sue etichette fasulle e il suo spazzolone ultimo modello, magari euro (o neuro).
    Ma ora i Savoia non ci sono più. No, ma gli Svizzeri sì. E al Quirinale, dove prima c’era il Papa e poi il Re, ora c’è il Presidente della Repubblica eletto come tutti sanno, cioé non dal popolo, ma con un inciucio interpartitico; un presidente affatto inutile, anzi dannoso, che si porta a casa un appannaggio di 420 milioni di lirette e diverse pensioni per altri 860 milioni annui, per un totale di 1280 milioni all’anno, 106,6 milioni al mese, 3,5 milioni al giorno (quanto a spese, forse era meglio se ci tenevamo il re, forse la Corte reale era meno costosa della Corte repubblicana) (1); poi ci sono gli ex-presidenti che si prendono quel che prendevano prima più il mantenimento statale di 16 loro servitori, diconsi 16 (sedici!), poi c’ è il Governo con un altro Presidente, e poi i Ministri, tanti, troppi, e giù giù i sottoministri, i direttori ministeriali, i capidivisione, i segretaricapi, i segretari e basta, i prefetti, e giù giù ancora fino agli appuntati, ai militi, ai commessi, agli uscieri, ai manovali di Stato, in una piramide che è esattamente quella di prima, anzi, peggio di prima, perché ora, con oltre cent’anni di rodaggio è perfettamente consolidata, stagionata e così inattaccabile da non temere nemmeno una scalfittura; così perfettamente rifinita, perfezionata e oliata da funzionare meglio di un orologio svizzero ai fini della propria autoperpetuazione.
    Rispetto a quella di prima, in verità, qualcosa di diverso c’è: le etichette. Ecco, son cambiate le etichette, ma la merce è sempre quella: i potenti, pardon, i prepotenti son sempre prepotenti, i nobili son sempre nobili, i padroni son sempre padroni e il popolo è sempre popolo, fesso, da dirigere perché è ignorante, col bastone, con la carota e con gli imbonimenti più svariati, da un Sanremo a un Mondiale di calcio, da un Teleton a un Fratellone...
    E in tutte le scuole si continuano a propinare le stesse menzogne spudorate, senza pietà. E chi vuole una cattedra, dall’asilo nido all’Università e oltre, deve mettersi in riga... in una lista d’attesa stilata secondo il Manuale Cencelli (vedi).
(1) - da Lit a €: vedi Pm 3 in fondo]

VI

Il cuneo del dubbio allarga la crepa. A casa di una concittadina, maestra per cinque decenni senza insegnare niente a nessuno, ma anzi danneggiando impunemente il contenuto di quelle fragili scatole craniche di tanti poveri bimbetti innocen  ti, apro a caso un libro sulle Repubbliche marinare e leggo: «L’Ìtalia domina il Mediterraneo». L’Ìtalia? Ma quale Ìtalia? Ma che farnetica questo bischero?! Ma dov’era l’Ìtalia in quel tempo?! Non c’era, sic et simpliciter, non c’era e basta. C’erano invece Pisa, Genova, Amalfi, Venezia, sul mare, a commerciare, a combattere e a scannarsi coi Saraceni, in Sardegna, in Corsica, alle Baleari, in Sicilia, e anche più in là, e anche tra di loro, seguendo le regole naturali di una concorrenza libera e spietata. «Già, ma quelli citati eran tutti ìtaliani», ghignerà il solito coro d’imbecilli che non riescono a distinguere un’e-spressione geografica da uno Stato inventato, purtoppo, ottocento anni DOPO le Repubbliche marinare. NO! Non erano ìtaliani; erano forse italici, a volerci sbilanciare! Non ìtaliani con l’accento sulla prima i (vedi la 2a premessa!) come il bischero vuol darmi a intendere!
    E non è una mera differenza di accenti, è una differenza abissale di etnia, di costumi, di istituzioni, di lingua, di cultura, di civiltà. Come si può spacciare un’uniformità quando non c’era, e non c’è, nemmeno una somiglianza malgrado 150 anni di pestaggio educativo ìtaliano? Sarebbe come dire che spagnoli, portoghesi, baschi e catalani, essendo tutti iberici, condividono e vantano, tutti assieme, il genio di Vasco de Gama, di Velasquez, di Goya o del Cervantes; o come dire che svedesi, norvegesi e finlandesi, essendo tutti scandinavi condividono e vantano in fraterna comunione le glorie di Amundsen, Nobel, Hamsun, Ibsen o Sibelius; o come dire che sloveni, serbi, croati, bosniaci, bulgari e rumeni, essendo tutti balcanici, meritano la stessa stima, lo stesso rispetto, lo stesso trattamento, e uniti per Dio, chi mai li dividerà. 
    Gli  ìtaliani, sudditi di uno Stato detto Ìtalia, son venuti dopo il 1861; ad appropriarsi di meriti non loro, a pavoneggiarsi d’opere e d’imprese frutto dell’ingegno di genti che abitavano lo zoccolo continentale (alpino e cisalpino) e la penisola italica e che l’ÌtaliaStato hanno semmai osteggiato e combattuto (poco, purtroppo). Il Grande Vecchio ottocentesco ha imbastito e orchestrato il più grande coro di imbecilli che si sia mai visto da queste parti, lo ha fatto cantare all’unisono sul falso tema di un’Ìtalia partorita dalla sua fantasia interessata, molto interessata, ha messo a tacere chi cantava fuori del coro, e questo coro ha fatto cantare così bene e a lungo che alla fine, quasi quasi, ci ha creduto anche lui.  Così gli ìtaliani han fatto man bassa di quanto gli serviva per dar corpo a un’invenzione fasulla, rapinando innanzi tutto la nostra volgare e nativa toscana lingua [Verbali Anziani di Lucca, A.D. 1539 – Dantis Allagherii, Del bel paese là, dove il sì suona, Inferno, XXXIII, 80, A.D. 1300 – Giorgio Vasari, LE VITE, Descritte in lingua toscana,  A.D. 1550 -  Giacomo Casanova, ILIADE in idioma toscano, A.D. 1778; tanto per fare qualche esempio], abusivamente etichettata, questa nostra povera lingua toscana (e nelle etichette gli ìtaliani son dei veri specialisti, bisogna riconoscerlo, etichettano per ìtaliani anche quei Tirolesi che sciano per la GdF, o quei sud-americani che giocano a calcio per la FIGC...) abusivamente etichettata, dicevo, come ìtaliana e come tale abbandonata sciattamente, senza alcun rispetto, a ogni inquinamento per mano d’una burocrazia e d’una classe intellettuale furbastre e ammanicate, e di una scuola che se sparisse faremmo subito un salto in alto di qualità quanto a educazione e istruzione... Ma tanto che gliene frega!? non è mica roba loro. Ma sarebbe lo stesso, anche se fosse roba loro. Chi non ha rispetto, non si pone il problema del rispetto, né per sé, né per gli altri. Non è mica buono da mangiare, er rispetto, e nemmeno è buono per condire ’i spaghetti o farcire ’a pizza... E allora che ce fai, co’ rrispetto?! che te frega der rispetto?! Manco se magna..! 

VII

Il cuneo del dubbio allarga sempre più la crepa e rode dolorosamente sempre più nel profondo. Allora uno riprende in mano i libri di scuola e, in una specie di delirio masochista, vi ripercorre un cammino allucinante e disperato fatto di inganni, di bugie, di interpretazioni truffaldine, di falsità, di bischerate nazionali e continentali, snocciolate di pagina in pagina in una sequenza abominevole. Allora uno si chiede come sia potuto accadere d’aver studiato così male, così falso; come sia potuto accadere d’essere stato infinocchiato per tanti anni, quelli più importanti, quelli della formazione culturale, sociale, politica... Allora uno comincia ad arrabbiarsi con chi ha scritto quei libri, con chi li ha scelti, con chi li ha imposti, con chi li ha fatti leggere obbligatoriamente. «Non siamo insensibili al grido di dolore che da più parti...»: o bischero! ma chi t’ha cercato?! «Qui si fa l’Ìtalia o si muore»: ma chi t’ha pagato con un milione di piastre turche?, e poi, ma perché non sei morto?! «Fratelli d’Ìtalia»: sì, di quale loggia?! la Pi-due? la Pi-tre? o che altro..? «Fatta l’Ìtalia, restano da fare gli ìtaliani»: ma fatti gli affari tuoi, cretino! «Tireremo dritto»: sì, ma ‘n dove?! non sarebbe meglio: che Dio ci condu’a in doe si mandu’a? «L’ora delle grandi decisioni batte nel cielo della patria»: sì, a morto!
    Alla fine uno s’arrabbia, col regime. Ma quale, se tra un regime e l’altro c’è solo una differenza d'immagini, di etichette, appunto, e in questo gli ìtaliani sono maestri, ben lo sappiamo, ma nessuna differenza di sostanza... Si naviga a vista, a naso, dirigendo ove qualcuno crede d’intravedere del buono, senza trascurar di rubare, en passant, a destra e a sinistra, e al centro, naturalmente.

VIII

La crepa ormai è enorme. Il dubbio diventa certezza quando, ora che hai un pò di tempo e non sei pressato da problemi di sopravvivenza, vai a controllare sugli originali quel che ti han dato a intendere con quei libracci di testo d’ìtaliano, di storia, di filosofia, con quelle antologie accuratamente vagliate e spocchiosamente controllate: sì, è certo, non sussiste alcun ragionevole dubbio, l’Ìtalia è un’invenzione artificiosa, studiata al tavolino e realizzata con gli strumenti più ignobili dell’armamentario d'un fottio di mascalzoni, a scopo di lucro, aiutati nella bisogna da schiere di utili idioti che, in piena crisi mistica di buona fede, si son prestati in ogni circostanza a far da scudi umani.
   
    E la Toscana...

        Oh! Toscana, mia Toscana,
             Così dolce, così bella,
             Terra d’ arte, di sapienza,
             Di soavissima favella...

       
        Eccetera eccetera....
                       Da una vecchia filastrocca di Anonimo.

Toscana di mare, il 3 luglio 2002.
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PM 1
Esempio di prosa ministeriale ìtaliana.
    «Credo di poter dire con certezza che mi sembra del tutto improponibile si possano fare delle ipotesi sulla probabilità che...» sic di un ministro del governo ìtaliano (Buttiglione): un bel parlare concreto e conciso, che non lascia adito a malintesi o a dubbie interpretazioni...

PM 2
E diciamolo, una volta per tutte, pane al pane e vino al vino: vi sono italici e ìtaliani. Smettiamola di barare e di far confusione. Ci son cose italiche e cose ìtaliane; non confondiamole!... Non hanno nulla in comune, se non l’inganno secolare di accomunarle.

PM 3
Traducendo le lire in euro non è lecito dividere per 1936,27, ma solo per 1000, poiché invero il cambio delle lire in euri fu calcolato programmando una svalutazione del 100% del potere d’acquisto dei bischeri a reddito fisso. A riprova, nei cesti dei mercati ove si offriva tutto a 1000 lire, con l’avvento dell’euro il mille diventò un 1 e le lire divennero €.
Da tutto a 1000 lire, a tutto a 1 euro, ladro come chi l’ha introdotto.


PM 4
La Toscana fu il paese d'Italia che più compiutamente d'ogni altro eliminò il feudalesimo ed ebbe i più evoluti Comuni di contado; e prima mise al sole i frutti della lunga elaborazione interiore, le forme di una civiltà affatto nuova nell'arte e nella lingua, da cui scaturirà nel tempo la civiltà moderna. Gioacchino Volpe (mod.)
PM 5
Articolo 50 - Era il 4-5 dicembre 1947. Art. 50. Questo il testo proposto dalla Commissione dei 75: “Quando i poteri pubblici, violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la Resistenza all'oppressione è diritto e dovere del cittadino". Non approvato, anzi, respinto in malo modo dall’Assemblea Costituente, come ordinato dai capi-partito che erano Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Pietro Nenni e Salvatore Lucania detto Lucky Luciano…
PM 6
A proposito d’imperi mi son sempre chiesto perché, se l’impero romano era nato e cresciuto in Italia, perché nessuno ha mai parlato di impero italiano? Mistero della fede? No! basta ammettere finalmente che l’impero romano era nato e cresciuto in una terra detta Italia senza accento sulla prima I, cioé geografica, e non ha mai avuto niente a che fare con un’Ìtalia con l’accento sulla prima Ì, cioé quella artificiosa inventata circa 1300 anni dopo la liquidazione dell’impero. Il resto appartiene alla Befana.
PM 7
Alle generazioni che si sono affacciate nel secondo dopoguerra, io dico di guardarsi bene dall'accettare a scatola chiusa quanto vien loro raccontato; con gli ìtaliani non c'è mai da fidarsi. Anche con la repubblica, prima o seconda che sia, si son raccontate e si raccontano balle in quantità industriale. Non occorre andare a cercar la verità col lumicino e con fatica; anche una ricerca superficiale vi fa scoprire inganni e menzogne che tanti autori, in questi ultimi settant'anni, si sono presi la briga di annotare. Cercate, con pazienza, cercate e... chi cerca trova!
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Sull’ Ìtalia e gli ìtaliani

L’occasione fa l'uomo ìtaliano. Verità apodittica
Potere - l’Assemblea Costituente affrontò un dibattito dal quale prevalse la tesi che deve considerarsi un potere democratico dello Stato solo quell’organo ch’è stato investito da un mandato elettorale. E’ mai stato letto un magistrato? No! Allora perché la Magistratura è un potere? Assemblea Costituente
La Svizzera è povera e montuosa come l’Albania, anzi peggio, perché priva del mare, ma vi abita il popolo più ricco e civile del mondo perché da sempre è il popolo più libero del mondo. Mentre in Albania. Mauro Aurigi
Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi. Bertolt Brecht
Gli ìtaliani vanno alle partite di calcio come fossero guerre, e perdono le guerre come fossero partite di calcio. Winston Churchill
L’ Ìtalia esiste solo nella fantasia di quei maiali che hanno tutto l’interesse che esista... Franco Celtica
Non si possono risolvere i problemi usando la stessa logica che li ha generati. Albert Einstein
La separazione volontaria sostituisce la coabitazione forzata. L' integrazione forzata crea inevitabilmente tensioni, odî e confitti. Al contrario, la separazione volontaria porta all' armonia sociale e alla pace. Hans Hermann Hoppe
L’ Ìtalia è libera - Dio la conservi - Siam tutti servi - In libertà. Malaparte, Epigrammi
L’ Ìtaliano è un uomo morto che fa vergogna a chi l’ ammazza. Malaparte, Epigrammi
Con il consenso della gente si può fare di tutto, cambiare i governi, sostituire la bandiera, unirsi a un altro paese, formarne uno nuovo. Gianfranco Miglio
La vera patria di ciascuno non è già il regno o la repubblica a cui appartiene. L’ÌtaIia è troppo grande per ciascun ìtaliano: la patria genuina non può essere che piccola. Io mi sento profondamente toscano. Non basta scrivere la stessa lingua ed essere governati dallo stesso codice per dire di aver la stessa patria. Provo per Roma una repulsione che arriva quasi all'odio. Roma è un deserto, lontano dalle province più attive e ricche del Paese. Giovanni Papini
L’unica pena certa in Ìtalia, è quella che fa a chi la guarda. Nodino
Chi campa d’Ìtalia non lavora mai e vive meglio di chi campa di lavoro. Nocho di Jaturno
Guardate il mondo com' è, non come ve lo vogliono far vedere. E' una faticaccia, ma ben ricompensata... NdA
L’Ìtalia è un OGM concepito, programmato e sintetizzato nei laboratori della massoneria anglo-sassone. Ciccino d’Avane
Le papere, che uscendo dall' uovo han visto per prima cosa Lorentz, gli van dietro credendolo la loro madre. Ma non solo le papere...  Gino di Piattaia detto Piattaino
Non badare a quel che uno dice. Sta’ attento a quel che fa. Meo Abbracciavacca
I governi ìtaliani amano talmente i poveri che li creano. Marietto Cerneaz
L’Ìtalia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Ìtalia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono. Giuseppe Prezzolini
Dime can, ma no talian. Popolo veneto


martedì 8 aprile 2014

L’Autodeterminazione prevale sulla Costituzione

L’Autodeterminazione prevale sulla Costituzione

Da ricordare a chi dice che non è possibile promuovere la causa indipendentista in quanto contrastante con la Costituzione :
Come tutto il diritto internazionale, il diritto di autodeterminazione viene ratificato da leggi interne, per esempio in Italia la L.n.881/1977, e vale come legge dello Stato che prevale sul diritto interno (Cass.pen. 21-3 1975) .
Quindi il diritto all’autodeterminazione prevale anche sulla Costituzione che è una legge, pur fondamentale, dello Stato italiano . E lo dice lo Stato italiano stesso con la sentenza della Corte di Cassazione del 1975 .
Inoltre con la Legge 85 del 2006 adoperarsi ed organizzarsi democraticamente per raggiungere l’Indipendenza della propria terra dallo Stato italiano non è più considerato reato d’opinione dal codice penale.
Riferimento normativo

NASCE TOSCANA STATO

Nasce TOSCANA STATO

La presente per comunicare agli organi di stampa, e a tutti coloro interessati, che il 12 Aprile p.v. alle ore 17,00 presso l’Hotel Lorena (via Faenza, Firenze , zona Cappelle Medicee) sarà fondato il primo movimento indipendentista toscano del dopoguerra che si chiamerà “Toscana Stato” . Toscana Stato si prefigge di iniziare un percorso che, attraverso metodi democratici, possa finalizzarsi in una Toscana autonoma ed indipendente . Vogliamo uno Stato Toscano repubblicano, europeista e democratico ed inteso come federazione dei comuni storici della Toscana, lontano anni luce delle pastoie burocratiche e della morsa fiscale che caratterizza la palude italiana . La Toscana per noi , già indipendente per 1300 anni a partire dalla fondazione del primo Ducato di Tuscia, è una entità culturalmente ed antropologicamente distinta dal resto dello Stato italiano, ed ha tutte le premesse storiche e legali per avere un suo stato libero.
A pochi giorni dal referendum in Veneto che ha dimostrato la chiara volontà dei veneti di distaccarsi dall’ormai fallimentare stato italiano , un manipolo di toscani coraggiosi , ed orgogliosi , iniziano il loro percorso verso l’indipendenza .
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