Stephen Hawckins

Noi esseri umani siamo dei tipi curiosi. Siamo sempre a caccia di risposte. Le inseguiamo sui terreni più ardui, chiedendoci se la vita ha un significato. Penserete che si tratti di una questione filosofica, ma, secondo me, la Filosofia è morta. La risposta è nella Scienza. Stephen Hawckins, Disegno dell’Universo, parte II.


... e miglior ventura per noi sarebbe se i problemi di Firenze e della Toscana fossero visti e risolti con l’ occhio e le decisioni dei Fiorentini e dei Toscani”. Anonimo toscano

Chi nella vita crede di procedere senza le sacre leggi della logica e della matematica, si pasce di confusione. Leonardo da Vinci

venerdì 6 dicembre 2013

PRATO CINESE

Il fiume di lacrime e chiacchiere scatenato dalla tragedia cinese di Prato, è una conferma, ove ce ne fosse bisogno, del modus operandi dei nostri figuri pubblici. Non ce n’è uno che abbia avuto il pudore di tacere.
    Un qualunque medico dentista, ad es., subisce un’ispezione di 3÷4 ispettori (o come diavolo si chiamano) dell’ASL su semplice denuncia anonima perchè lavora senza guanti... Non cale che i guanti siano usati non per riguardo ai pazienti, ma per salvaguardare la salute del medico. Lo stesso dentista, ove si conceda il lusso di un semplice apparecchio radiologico da 70 KV, che pretende una zona protetta equivalente a una sfera di 60 cm di diametro (cm!!!), deve schermare porte e pareti nemmen si trattasse del nocciolo di un reattore nucleare e pagare un pesante balzello annuo di infima qualità, pena chiusura e ammende da azzerare un anno di lavoro. Ancora: il poveraccio non s’azzarda nemmeno a dotarsi di una collaboratrice per evitare di esporsi anche a ispettori INPS, Lavoro, INAIL, RIS, ROS, VVFF, oltre naturalmente GdF, ASL, Sindacati, Volontariato, Onlus con l’esclusiva dell’Ambiente e della Solidarietà, Procura su denuncia, e forse anche Forestali (perché no? se nel giardino ha qualche pino...). Gli Studi di Settore e simili poi, gli tolgono il sonno e lo mettono in perenne conflitto col proprio commercialista.
    Orbene, tutte queste figure istituzionali, pagate e strapagate con denaro pubblico!, non esistono a Prato? non sono mai esistite? Pare di no, a sentir parlare di 60.000 cinesi che a Prato vanno e vengono, lavorano in capannoni fatiscenti, vivono alla meno peggio e, purtroppo, muoiono. Senza ispettori, di nessun genere, mentre la Procura ha altro da fare.
    Se non si ha il coraggio il coraggio di ammettere il fallimento di un sistema che si trascina penosamente da settant’anni, si abbia almeno il pudore di tacere.

domenica 24 novembre 2013

IL VERO NEMICO





L'Editoriale 23 Novembre 2013
Il vero nemico del Nord è lo Stato italiano
di ROMANO BRACALINI

Il nemico è lo stato italiano e contro di esso il sindaco di Adro Lancini, agli arresti domiciliari dallo scorso 8 novembre, sta attuando lo sciopero della fame. In segno di solidarietà anche il vicesindaco leghista di Castrezzato (Brescia), Bruno Ferretti, sta attuando la medesima forma di protesta ed è giunto al suo settimo giorno di digiuno. Non contesto, dice Ferretti, l’indagine della magistratura ma considero la disposizione dei “domiciliari” per Lancini, per l’Assessore ai Lavori Pubblici, Giovanna Frusca, e per due imprenditori locali, una inutile dimostrazione di forza e una ennesima vessazione cui sono sottoposti gli Amministratori Lombardi e in genere del Nord. Dal momento che tutti gli atti amministrativi sono stati sequestrati e gli indagati interrogati, perchè il protrarsi degli arresti domiciliari? si domanda ancora Ferretti. La magistratura è il braccio armato dello Stato che adotta nei confronti dei cittadini il criterio di due pesi e due misure. Nord e Sud fanno la differenza ed è sempre il  Nord a rimetterci. Severo e sollecito lo Stato nei confronti degli amministratori del Nord, blando e remissivo con le amministrazioni del Sud solitamente poco propense a tenere in ordine i conti. Ovvero, ciò che è tollerato al Sud, al Nord costituisce flagranza di reato.

Qual è la colpa del sindaco Lancini? Quella di aver fatto gli interessi della sua comunità trattenendo sul territorio le risorse economiche da destinare alle opere pubbliche locali e creare quindi posti di lavori. In un momento di grave crisi economica come questo, in cui le imprese chiudono e la disoccupazione aumenta, il sindaco Lancini avrebbe meritato l’elogio pubblico e il suo operato preso ad esempio di buona e corretta amministrazione. Invece no. Per lo Stato italiano che convoglia milioni a fondo perduto al Sud, fabbrica di parassitismo e di spreco pubblico, il sindaco che mette in atto simili procedure, nell’esclusivo interesse del suo territorio, è un delinquente da arrestare ed esporre al pubblico ludibrio.

La magistratura agisce senza cautela perchè non risponde ad alcuno in caso di errore giudiziario. Torna alla mente la vicenda tragica di Enzo Tortora. I magistrati che lo hanno perseguitato, incarcerato e ucciso, non solo non hanno dovuto rispondere dei propri atti, ma hanno fatto tutti carriera. Gli accusatori di Tortora, tutti ferocissimi criminali autori di numerosi ed efferati omicidi vivono liberi e a spese dello Stato. Quello stesso Stato che trova il modo di punire Lancini. Difficile pensare  che la colpa di Lancini non sia quella d’essere un sindaco leghista. Dice Ferretti: ”Penso al furto dell’avanzo di bilancio di tutti i nostri comuni lombardi per trasferirlo alla tesoreria unica romana, alla limitazione delle spese, ai controlli incrociati tra gli uffici comunali, con relazioni da inviare ai prefetti. Tutto questo avviene al Nord. Niente di tutto questo avviene al Sud, dove gran parte dei comuni sono in dissesto e la cattiva amministrazione dilaga a spese dell’erario, con il numero dei dipendenti pubblici dieci volte superiore a quelli del Nord. Esempio: Castrezzato (Bs) 7200 abitanti 14 dipendenti compresi i vigili urbani. Comentini (Ag) 980 abitanti 41 dipendenti. Si potrebbe continuare ricordando i 30.000 forestali in Sicilia, gli 11.000 in Calabria e… solo 50 in Friuli. In alcuni paesi della Sicilia 1 abitante su 5 (anziani e bambini compresi) è un forestale. Ma oltre il Volturno è tutto lecito. La Corte dei Conti (la magistratura contabile) e la magistratura inquirente guardano altrove. Prendono di mira le buone amministrazioni del Nord mentre miliardi euro si dileguano impunemente nel regno delle due sicilie. Da quando la commissione Saredo, all’inizio del Novecento, sciolse le amministrazioni comunali in Campania per collusione con la camorra, non è cambiato nulla se non in peggio.

domenica 8 settembre 2013

SANITA' ITALIANA 2 - TOSCANA


8 SETTEMBRE

8 SETTEMBRE - GIORNO DELLA MEMORIA (CATTIVA)


8 settembre 1943 - ore 12,00
Il Re riceve la visita dell’ambasciatore germanico Rudolf Rahn, alle ore 12.00, al quale dice che il maresciallo Pietro Badoglio è un vecchio onorato soldato alle cui assicurazioni bisogna prestare fede, e conclude «Dica al Fuhrer che l’Italia non capitolerà mai. E’ legata alla Germania per la vita e per la morte». [Parola di Re! ndr]

8 settembre 1943 - ore 16,30
Il generale americano Eisenhower annuncia, alle ore 16.30, che l’Italia ha firmato l’armistizio con le potenze alleate, precedendo l’annuncio ufficiale del governo italiano. (pare sia stato firmato il 2 o 3 settembre; e non fu firmato un armistizio, ma imposto un diktat, una resa incondizionata! ndr)


8 settembre 1943 - ore 18,00
Aerei alleati, alle ore 18.00, bombardano Frascati, provocando migliaia di morti, senza riuscire a colpire la sede dell’Alto comando tedesco in Italia, obbiettivo dichiarato (a posteriori) dell’incursione. La città bombardata l’8 settembre 1943, fu distrutta al 90% e 10 migliaia furono le vittime sepolte sotto le macerie. La storia della presenza dell’Alto comando tedesco, suona come il solito refrain usato dagli assassini per spiegare-giustificare il misfatto; chissà perché gli assassini han sempre bisogno di una giustificazione morale nel compiere i loro delitti. I tedeschi dell’ Alto comando assistettero al bombardamento come a uno spettacolo dai palchetti di proscenio.
[Il 31 agosto era toccato a Pisa, contare 7 migliaia di morti sotto le bombe alleate...]
Il terrorismo, quale arma di ricatto nei confronti di popolazioni inermi, era entrato nella strategia militare, fino a culminare a Hiroshima e Nagasaki, passando per gli orrori di Dresda, Amburgo e cento altri. Nessuno ha mai mai protestato contro questa forma di crimine di guerra, nessuno.

8 settembre1943 - senza orario, sempre valido.
...sbandieriamo l’ inesistente epopea di una unità d’ Italia che è stata penosa: fa ridere solo a guardarla, entravamo in guerra da una parte e uscivamo dall’ altra.
Massimo Fini

L’Otto settembre è un giorno memorando:
volta la fronte all’invasor nefando,
l’Italia con l’antico suo valore
alla vittoria guidò il vincitore.

L’Otto settembre è memorabil data:
volte le spalle all’infausta alleata,
già col ginocchio a terra,
corremmo a vincer coi nostri nemici
arditamente quella stessa guerra
che avevamo già persa con gli amici.


Curzio Malaparte, L’Arcitaliano

lunedì 26 agosto 2013

Estonia: grazie al libero mercato è diventata leader mondiale nelle tecnologie



Altri mondi 12 Agosto 2013

di REDAZIONE
Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano dell’articolo How did Estonia become a leader in technology?, tratto da The Economist. (Traduzione di Luca Fusari)

Quando l’Estonia ha riconquistato la sua indipendenza nel 1991, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, meno della metà della sua popolazione aveva una linea telefonica e il suo unico legame indipendente col mondo esterno era un telefono cellulare finlandese nascosto nel giardino del ministro degli esteri.
Due decenni più tardi, è un Paese leader mondiale nella tecnologia. I geek estoni hanno sviluppato il codice alla base di Skype e Kazaa (la prima rete di file-sharing). Nel 2007 è diventato il primo Paese ad avere una votazione on-line in una elezione politica nazionale. E’ tra le nazioni al mondo ad avere la più veloce banda larga e detiene il record delle start-up per persona. I suoi cittadini, 1,3 milioni di abitanti, pagano i parcheggi con i loro telefoni cellulari e hanno le loro cartelle cliniche archiviate in una cloud digitale. La presentazione di una dichiarazione dei redditi annuale on-line, come il 95% degli estoni fanno, richiede circa cinque minuti. Come ha fatto il più piccolo Stato baltico a sviluppare una cultura tecnologica così elevata?.
Le fondamenta furono poste nel 1992, quando Mart Laar, allora primo ministro dell’Estonia, ha rianimato la piatta economia. In meno di due anni il suo giovane governo (età media: 35 anni) ha dato all’Estonia una flat tax, il libero scambio, una moneta solida e le privatizzazioni. Nuove imprese poterono essere registrate senza intoppi e senza ritardi, un grande stimolo per i geek in agguato.
Le deboli infrastrutture, retaggio dell’era sovietica, han fatto sì che la nuova classe politica avesse carta bianca. Quando la Finlandia ha deciso di passare ai collegamenti telefonici digitali, offrì gratuitamente le sue arcaiche reti telefoniche analogiche degli anni ’70 all’Estonia. L’Estonia rifiutò la proposta e ha costruito di sua iniziativa un sistema digitale. Allo stesso modo, il Paese è passato dal non avere un catasto alla creazione di uno non cartaceo. «Abbiamo saltato certi passaggi … Mosaic [il primo browser web popolare] era appena uscito e tutti erano su un piano di parità», ricorda il presidente Toomas Hendrik Ilves. Pur privo di un’eredità tecnologica, i giovani ministri del Paese ebbero fede in internet.
Fu realizzato un progetto a livello nazionale per dotare le aule con i computer e nel 1998 tutte le scuole erano connesse. Nel 2000, quando il governo dichiarò l’accesso ad internet come un diritto umano, il web si diffuse in quei luoghi remoti. La connessione Wi-Fi è diventata comune. I timbri, la carta carbone e le lunghe code hanno lasciato spazio all”e-government’.

Il settore privato è cresciuto: la vendita di Skype ad eBay nel 2005 per 2,6 miliardi di dollari, ha creato una nuova classe di investitori estoni, che ha fatto decine di milioni di euro dalle loro partecipazioni azionarie, mettendo la loro esperienza e i loro ideali a buon frutto. Oggi Tehnopol, un polo d’attività tecnologica a Tallinn, la vivace capitale del Paese, ospita più di 150 aziende tecnologiche.
Dato il piccolo mercato interno del Paese, le start-up sono stati costretti a pensare globale, dice Taavet Hinrikus, primo dipendente di Skype e co-fondatore di TransferWise, un servizio di trasferimento di denaro peer-to-peer, i cui clienti sono sparsi in tutta Europa e in America. Secondo la Banca Mondiale, più di 14 mila nuove imprese sono state registrate in Estonia nel 2011, il 40% in più rispetto allo stesso periodo del 2008. Le industrie ad alta tecnologia rappresentano oggi circa il 15% del PIL.
Come è possibile per altri Paesi, che non hanno piccole dimensioni, seguire l’esempio dell’Estonia? «E’ un po’ antipatico dire, ‘fate quello che abbiamo fatto’», spiega Ilves. Egli sostiene che il successo dell’Estonia non è tanto nella sua eredità tecnologica, quanto nel mutamento del “pensiero ereditato”.
Replicare, per esempio, una procedura per la tassa sui depositi dal cartaceo al virtuale, non va bene, bisogna invece avere dei moduli pre-compilati in modo che il contribuente debba solo controllare i calcoli fatti dal sistema. L’istruzione è troppo importante: l’anno scorso, in un partenariato pubblico-privato, è stato annunciato un programma chiamato ProgeTiiger (‘Programmazione Tiger’), per insegnare già a cinque anni le basi della codificazione informatica. «Negli anni ’80 tutti i ragazzi del liceo volevano essere una rock starora tutti nelle scuole superiori vogliono essere imprenditori», spiega Hinrikus.

domenica 28 luglio 2013

La Risoluzione 44

CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
NONA LEGISLATURA


IL DIRITTO DEL POPOLO VENETO ALLA COMPIUTA ATTUAZIONE DELLA PROPRIA AUTODETERMINAZIONE

presentata il 5 ottobre 2012 dal Consigliere Foggiato, Caner, Bond, Finco, Bozza, Furlanetto, Pettenò, Sandri, Baggio, Bassi, Cappon, Cenci, Corazzari, Lazzarini, Possamai, Tosato, Ciambetti, Conte, Finozzi, Manzato e Stival


Il Consiglio regionale del Veneto


PREMESSO CHE:
1) è principio universalmente riconosciuto quello secondo il quale la legittimità di un ordinamento sovrano risiede solo nel “consenso del popolo”;
2) il “Popolo Veneto” è una realtà storica millenaria, viva e attuale già giuridicamente organizzata in modo sovrano, in un preciso ambito territoriale ove ancor oggi si parla la stessa lingua, si accresce la stessa cultura, si valorizzano le stesse tradizioni, le stesse abitudini collettive, si difendono gli alti valori della comunità familiare, della nazione, dell’attaccamento al lavoro e alla solidarietà, della legalità e della giustizia nella libertà;
3) il “Popolo Veneto” é giuridicamente riconosciuto tale anche dall’attuale ordinamento positivo italiano il quale con la legge 22 maggio 1971, n. 340, all’articolo 2 esplicitamente riconosce il suo diritto che: “L’autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia”;
4) è nella facoltà del “Popolo Veneto” invocare e rivendicare il diritto alla verifica referendaria (di conferma o smentita) - in modi e forme legali e democratiche (regolate anche da atti o patti internazionalmente concepiti e sottoscritti) - dell’atto di adesione del Veneto all’ordinamento statuale italiano del 1866;
5) proprio l’articolo 10 della Costituzione italiana prevede che l’ordinamento giuridico dello Stato si conforma alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute;
6) anche l’adesione del Veneto al Regno italiano con il referendum del 21 e 22 ottobre 1866 è maturata con uno strumento di consultazione diretta, caratterizzato, per la verità, da una serie di azioni truffaldine messe in atto dal Regno d’Italia;
7) oggi il Popolo Veneto intende rivendicare pacificamente, legalmente e democraticamente lo stesso diritto alla consultazione referendaria sul medesimo quesito sostanziale;
8) l’aspirazione ad esercitare tale diritto di consultazione diretta e ufficiale del Popolo Veneto poggia, tra l’altro, su numerose norme dei diritto internazionale che prevedono e ribadiscono il diritto all’autodeterminazione dei popoli, diritto naturale, e come tale intangibile, inalienabile e imprescrittibile, di ogni popolo libero;
9) l’autodeterminazione dei popoli è diritto solennemente proclamato e riconosciuto:
- dalla “Carta” dell’ONU all’articolo 1 comma 2 e all’articolo 55;
- dalla “Risoluzione” n. 1514 (XV) del 14 dicembre 1980 della Assemblea Generale ONU;
- dal “Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici” adottato a New York il 19 dicembre 1966 e ratificato dall’Italia con legge 25 ottobre 1977, n. 881;
- dalla “Risoluzione” n. 2625, (XXV) del 24 ottobre 1970 dell’Assemblea Generale ONU;
- dall’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa firmato a Helsinki il 1° agosto 1975 parte (VIII) articoli 29-30;
- dalla “Dichiarazione” adottata dalla Conferenza internazionale di Algeri dei 1 - 4 luglio 1976 - articolo 5;
10) la Corte internazionale di Giustizia ha chiarito che:
- “il principio del diritto dei popoli all’autodeterminazione, riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite e nella giurisprudenza della corte, costituisce uno dei principi essenziali dei diritto internazionale contemporaneo”;
- “uno del principali sviluppi intervenuti nel diritto internazionale a partire dalla seconda metà del ventesimo secolo é rappresentato dall’emergere di un diritto all’autodeterminazione spettante ai popoli di territori non autonomi o ai popoli sottoposti a dominio straniero. È perfettamente concepibile che un atto - quale una dichiarazione di indipendenza - non sia in violazione dei diritto internazionale senza tuttavia costituire l’esercizio di un diritto conferito da tale ordinamento. La prassi degli stati sia quella risalente al diciottesimo, diciannovesimo e alla prima metà del ventesimo secolo che quella sviluppatasi a partire dalla seconda metà del ventesimo secolo mostra come non si sia mai formata una regola di diritto internazionale generale che proibisca l’adozione di una dichiarazione di indipendenza” (opinione consultiva resa il 22 luglio 2010 dalla Corte Internazionale di Giustizia);
- “Come risulta dal testo della dichiarazione di indipendenza del 17 febbraio 2008 e dalle circostanze nelle quali questa è stata adottata, gli autori della dichiarazione (di indipendenza, ndr) non agirono nella loro qualità di membri di una delle istituzioni di autogoverno operanti nell’ambito della “cornice costituzionale” ma adottarono tale dichiarazione come individui che agivano di concerto in qualità di rappresentanti del popolo kosovaro al di fuori della cornice dell’amministrazione provvisoria”;
- “Poiché la dichiarazione di indipendenza non è stata adottata dalle istituzioni provvisorie di autogoverno né era destinata ad operare nell’ordinamento giuridico all’interno del quale tali istituzioni agivano, ne consegue che gli autori di tale dichiarazione non erano vincolati al rispetto del quadro giuridico che regolava la condotta di queste istituzioni, definendone poteri e responsabilità”;
11) iniziative di difesa, esercizio ed attuazione del diritto di autodeterminazione dei popoli sono state:
a) già attuate, recentemente, in Scozia ed in Galles con il ricorso alla consultazione referendaria delle rispettive popolazioni per la creazione di autonomi Parlamenti e, nel 2014, la Scozia voterà un referendum per conoscere la volontà degli Scozzesi in ordine alla dichiarazione di indipendenza del Regno Unito;
b) già auspicate da altri popoli europei come quello catalano il cui Parlamento ha approvato una specifica “Risoluzione”, in data 18 dicembre 1989, la quale riafferma solennemente il diritto del “Popolo Catalano” all’esercizio di tale diritto;
c) già sollecitate nella V legislatura con la mozione n. 53 del 4 giugno 1991 ed oggi largamente sostenute dai cittadini veneti e dai cittadini di altre regioni del nord Italia. Si osserva che i Presidente di Veneto, Piemonte, Lombardia hanno assunto iniziativa di approfondimento giuridico con pareri di ammissibilità costituzione favorevoli per l’indizione di consultazioni popolari dirette nel senso indicato;
12) spetta quindi al Consiglio regionale del Veneto accertare al di là di ogni ragionevole dubbio la volontà del Popolo Veneto in ordine alla propria autodeterminazione, anche sino all’indipendenza;
13) con la Risoluzione n. 42 del 22 aprile 1998 il Consiglio regionale del Veneto “invocava il proprio diritto ad una democratica e diretta consultazione referendaria per la libera espressione del diritto di autodeterminazione nel quadro e con gli strumenti previsti dalla legalità, anche internazionale, vigente e nel contempo sollecitava gli organi costituzionali e istituzionali della Repubblica italiana a definire ad approvare con sollecitudine apposite norme di legge per regolare i modi e le forme di esercizio del diritto di autodeterminazione, diritto sulla base del quale nel 1866 il “Popolo Veneto” - titolare naturale della propria sovranità e della sua disposizione - ha aderito all’ordinamento statuale italiano attraverso lo strumento di consultazione diretta referendaria”;
tanto premesso e richiamato,
approva

la seguente Risoluzione:
“Il Popolo Veneto”, nell’esercizio del suo naturale e legittimo diritto di autogoverno, storico e attuale, richiamando tutte le ragioni storiche, politiche e giuridiche citate in premessa, previamente
riconoscendo

la attuale legalità costituzionale italiana che lo vede parte fondamentale autonoma nella attuale unità di Stato;
richiamati

i principi giuridici generalmente riconosciuti dalle norme del diritto internazionale come fondanti la civile convivenza e la pace tra Popoli, nonché la consolidata giurisprudenza degli Organismi internazionali che riconoscendo il diritto dei Popoli all’autodeterminazione ne tutelano il diritto alla libera espressione della propria volontà al proposito,
ribadisce

il proprio diritto ad una democratica e diretta consultazione referendaria per la libera espressione del diritto di autodeterminazione nel quadro e con gli strumenti previsti dalla legalità, anche internazionale, vigente e nel contempo
impegna il Presidente del Consiglio regionale del Veneto
ed il Presidente della Giunta regionale del Veneto

ad attivarsi, con ogni risorsa a disposizione del Consiglio regionale e della Giunta regionale, per avviare urgentemente con tutte le Istituzioni dell’Unione europea e delle Nazioni Unite le relazioni istituzionali che garantiscano l’indizione della consultazione referendaria innanzi richiamata al fine di accertare la volontà del Popolo Veneto in ordine alla propria autodeterminazione sino anche alla dichiarazione di indipendenza;
impegna altresì il Presidente del Consiglio regionale del Veneto
ed il Presidente della Giunta regionale del Veneto

a tutelare in ogni sede competente, nazionale ed internazionale, il diritto del Popolo Veneto all’autodeterminazione.

Cosa è CoLoR44

  23 Marzo 2013, Milano: La presentazione (Video)

  Cosa è CoLoR44?
Il Comitato Lombardo per la Risoluzione 44 (CoLoR44) è un'associazione apartitica, fondata da cittadini della Lombardia, favorevoli ad avviare un percorso referendario per decidere dello status istituzionale della nostra Regione, sul modello di quanto sta avvenendo in Veneto (e anche in Catalogna e Scozia, considerando l'intero ambito europeo comunitario, in quanto area giuridicamente integrata).

  Cosa prevede il percorso della Risoluzione 44 (in versione lombarda)?
Il Comitato ha elaborato un testo di Risoluzione che sarà aperto alla firma di singoli cittadini, gruppi, associazioni, partiti e che verrà trasmesso ad uno o più Consiglieri Regionali della Lombardia disposti a presentarlo formalmente all'Assemblea, affinché venga discusso e posto ai voti. Se approvata, la Risoluzione impegnerà il Presidente della Lombardia e quello del Consiglio Regionale ad avviare contatti con le istituzioni comunitarie e internazionali, al fine di definire un iter certo per l'indizione del referendum sullo status della Regione Lombardia.

  Perchè il Comitato fa riferimento alla Risoluzione 44?
Il riferimento alla Risoluzione 44 è al tempo stesso simbolico e concreto. Simbolico perchè la Risoluzione 44, approvata il 28 Novembre 2012 dal Consiglio Regionale del Veneto, è un atto che riguarda, per l'appunto, i nostri vicini orientali. Concreto perchè la Risoluzione 44 rappresenta un modello reale ed effettivo a cui possiamo ispirarci per poter avviare il percorso referendario.

  Chi può aderire a CoLoR44?
Qualsiasi cittadino e qualsiasi gruppo, associazione o partito disponibili a sostenere la raccolta firme a supporto del testo di Risoluzione elaborato dal Comitato.

  Essendo apartitico ma aperto all'adesione di partiti, come si pone di fronte ad essi il Comitato?
CoLoR44 nasce con l'ambizione di coordinare verso un obiettivo comune le energie di chi si dirà disponibile, inclusi veri e propri partiti. Quindi non ci saranno sovrapposizioni di ruoli, ma solo collaborazione attiva. Il Comitato resterà indipendente dai partiti aderenti alla nostra campagna referendaria, essi saranno pienamente autonomi nel gestire il contributo operativo alla raccolta firme, con il solo limite di doversi attenere all'utilizzo della specifica modulistica predisposta dal Comitato.

  CoLoR44 ha una sede principale?
Il Comitato si coordina principalmente attraverso internet. A livello territoriale il Comitato avvia le proprie attività a Milano, con l'obiettivo di costituire successivamente coordinamenti nelle altre città della Lombardia.

A quando un CoToR44? Comitato Toscano Risoluzione 44?


Cari amici di CoLoR44, vi scriviamo per mettervi al corrente dei positivi sviluppi che sta conoscendo la nostra iniziativa, che intende far riconoscere il diritto dei lombardi a scegliere se restare in Italia o dar vita a una Lombardia indipendente. A Vizzola Ticino, in provincia di Varese, il consiglio comunale ha approvato a larga maggioranza una mozione a sostegno della petizione di CoLoR44. Per la prima volta, un’istituzione direttamente investita dal voto di cittadini ha accettato di rivolgersi direttamente alla Regione Lombardia affinché faccia tutto il possibile perché la nostra popolazione possa autodeterminarsi. Vizzola Ticino ha aperto la strada: altri comuni seguiranno presto il suo esempio.
Per giunta, non molti giorni dopo, il Consiglio provinciale di Brescia ha egualmente approvato una mozione che riprende l’iniziativa di CoLoR44.
L’esito è stato ampiamente favorevole alle nostre tesi, dato che si sono registrati 20 voti a favore (Lega Nord, Indipendenza Lombarda, Pdl, Fratelli d’Italia), 8 contrari (Pd e Udc) e un astenuto (Idv). Nel corso del dibattito e soprattutto all’indomani del voto si è manifestato un interesse davvero ampio verso le nostre tesi: perfino oltre le sigle che hanno proposto e votato la mozione. C’è un terzo e ultimo elemento che induce ad essere ottimisti. In effetti sta decisamente decollando l’iniziativa volta a raccogliere firme con banchetti e incontri pubblici. Vi sono ormai iniziative in varie parti della Lombardia e, se in qualche provincia fatichiamo a essere presenti, c’è comunque un crescente entusiasmo che si va traducendo in firme e adesioni.
Questi risultati non sarebbero stati possibili senza l’impegno disinteressato di tanti di noi: militanti di una formazione o di nessuna, collocati entro uno schieramento o in un altro, ma tutti convinti che i lombardi debbano essere chiamati a scegliere, e debbano riprendere in mano il loro futuro.
Questi successi che CoLoR44 sta ottenendo hanno tante madri e tanti padri, perché nulla sarebbe stato possibile senza il consenso trasversale che l’iniziativa sta riscuotendo. Ovviamente, il più resta da fare e il voto referendario è ancora molto lontano.
È però interessante notare che anche in aree politiche tradizionalmente lontane dall’obiettivo indipendentista qualcuno inizia a prendere in considerazione quanto proponiamo. Il nostro scopo consiste proprio nel fare emergere convergenze che smuovano tutti i partiti, da destra a sinistra, e nel favorire la nascita di un arco sempre più ampio di forze disposte ad ascoltare la nostra richiesta. Proprio per questo motivo, non intendiamo replicare a mezzi di stampa o uomini politici che hanno in vario modo commentato il voto bresciano.
Varie testate e numerosi politici sono intervenuti, in qualche caso anche contestando il nostro operato e perfino un po’ distorcendo l’iniziativa. Avendo scelto di essere fuori dai partiti e aperti al dialogo con chiunque, non possiamo e non dobbiamo polemizzare: neppure con i giornalisti di questa o quell’area politica.
Ora come in futuro, a noi spetta solo il compito di ribadire con chiarezza le linee portanti del nostro progetto, mirante a individuare un percorso legale, pacifico e democratico verso l’indipendenza. Come si è detto, siamo solo all’inizio, ma abbiamo ragione di essere ottimisti. Un caro saluto a tutti.
Comitato Lombardo Risoluzione 44

martedì 9 luglio 2013

Avanti Savoia 

(grido di guerra dei carabinieri a cavallo)

TANTO PER FARSI UN’IDEA IN CHE RAZZA DI PAESE STIAMO VIVENDO, MALE....
    ECCO ALCUNI TITOLI DEL QUOTIDIANO ON LINE “L’INDIPENDENZA”

L'Editoriale 5 Luglio 2013
La Cassazione: è offesa alla nazione dire “Italia paese di merda”
di G.L.M. (Gian Luca Marchi, direttore de L’Indipendenza)
Italia paese di merda? Immagino che non pochi lettori di questo giornale risponderebbero affermativamente a questa domanda. Anche io lo farei, anzi lo faccio: per me l’Italia è un paese di merda, e infatti, pur nel mio piccolo, cerco di fare quello che posso perché l’Italia finisca.
(l’italia una nazione? non lo è mai stata, è solo uno stato imposto a fucilate. Lo sanno anche i membri della cassazione, che usano il termine “nazione” non per ignoranza ma per mendacio. NdR)

Gli Indipendenti 7 Luglio 2013
Quando sono gli stranieri a ricordarci cos’è l’Italia
di STEFANIA PIAZZO
Leggo e rileggo la notizia dal Corriere del Ticino. Stupratore recidivo internato a vita. Aveva aggredito tre donne a Basilea tra il 2011 e il 2012 ma aveva precedenti sullo stesso tema nel 1999, quando però aveva avuto sconti di pena. Ebbene, in Italia si stracciano le …

Rassegne stampa 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: come difendersi dagli spioni del regime
di ALTRE FONTI
Le cronache degli ultimi giorni hanno portato alla ribalta il caso di Whistleblower Edward Snowden, l’analista della CIA che sta cercando di non venire sequestrato o ucciso o estradato o deportato con la forza negli Stati Uniti. Non tutti lavorano per la CIA, il celebre servizio di spionaggio americano, …

Palazzi & Potere 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: ecco la “tassa sui licenziamenti”
di LEONARDO FACCO
Quando dici “Monti & Fornero” ti vien subito da toccarti, visto che il migliore dei ricordi che l’accoppiata di tecnici ha lasciato in dote al paese è una gragnuola di tasse, burocrazia ed una sfilza di esodati. Eppure, il loro fantasma continua ad aleggiare su di noi …

Titalic & Rubrica silenziosa 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: quarti per pressione fiscale, ma servizi da schifo
di REDAZIONE
L’Italia si piazza al quarto posto nell’Eurozona per il peso delle tasse che e’ salito, in rapporto al Pil, al 44% nel 2012 dal 42,6% del 2011. E’ quanto emerge dalle statistiche di Finanza pubblica nei paesi dell’Unione europea a cura della Banca d’Italia. L’Italia, che nel 2011 …

Cronache 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: i Bronzi di Riace nascosti da ben quattro anni
di GIORGIO CALABRESI
Il turismo dovrebbe essere il petrolio dell’Italia e invece il Paese continua a perdere posizioni nel ranking mondiale. D’altra parte che si vuole se una delel principali attrazioni turistiche della Calabria, i Bronzi di Rioace, che in passato hanno vissuto una straordinaria stagione di notorietà planetaria, dal

Gli Indipendenti 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: col Grande Fratello fiscale siamo indifesi
di MATTEO CORSINI
Il signor Paolo Zucca, sul giornale di Confindustria, ha scritto quanto segue: “L’Italia è una nazione di recente benessere, i soldi – dopo che se ne sono visti pochi – si vogliono vedere e toccare. Meglio se nessun altro, tanto più un’amministrazione statale che ha bisogno di …

Titalic & Rubrica silenziosa 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: studi di settore e fisco, la voragine che verrà
di PAOLO CARDENA’
Come noto, in queste settimane e nelle prossime, le imprese procederanno all’autoliquidazione delle imposte per il periodo di imposta 2012, conclusosi al 31 dicembre dello scorso anno. Non so se ne siete a conoscenza, ma in Italia, un numero considerevole di imprese determinano il proprio reddito tenendo conto …

Lo scemo del villaggio 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: rimborsi, false pensioni e 13 indagati in Calabria
di TONTOLO
Io sto col mio direttore, se condannano lui per quello che ha scritto ieri condannino anche me. Perchè di motivi per ricordare ai parassiti di questo paese che l’Italia è un paese di merda se ne scoprono a centinaia al giorno. Ieri, ho letto questa: “Regione Calabria: nel …

Economia & mercati 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: nel 2012 maglia nera per spesa interessi
di CLAUDIO PREVOSTI
Qualcuno vorrebbe sostenere che l’Italia non è un paese di merda? Beh, bisognerebbe andarne a cercare le ragioni col lanternino. Siamo messi anche peggio della Grecia per certe cose ed è tutto dire. Nel 2012 l’Italia è stata maglia nera tra i paesi dell’Eurozona per la …

Rassegne stampa 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: lo Stato non pagava, l’imprenditore muore!
di ALTRE FONTI
«Mi arrenderò solo da morto, perché io sono nel giusto»: l’ultima volta, dall’alto di quella gru arrugginita e pericolante, aveva detto così Daniele Delogu, 60 anni, sassarese. Da lì aveva lanciato l’ultima sfida allo Stato che da una parte gli chiedeva i soldi e dall’altra non pagava …

Storie & tradizioni 6 Luglio 2013
Italia paese di merda: tagliata la Festa dei Popoli della Mitteleuropa
di LUIGI POSSENTI
Tagliare la spesa pubblica è un dovere morale, non v’è dubbio. Ci sono miliardi di euro di spesa inutile che in Italia andrebbero tagliati. Invece, niente! Tagliare le province non si può, i superstipendi nemmeno, le prebende ai miracolati dalla politica neppure. La Festa dei popoli della...

Economia & mercati 5 Luglio 2013
L’Italia è cotta: i diktat del Fmi in realtà sono stati scritti a Roma
di CHRIS WILTON
Per favore amici dell’Indipendenza, non cadete nella trappola. Non date la colpa al Fondo Monetario Internazionale se l’Imu sulla prima casa non verrà abolita o se l’Iva verrà aumentata: non c’entra nulla. Anche perché i suoi funzionari non sono in grado di giungere a conclusioni, di
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NB: cliccando sui titoli si può leggere tutto l’articolo.
...e non dimenticare: per chi legge giornali e ascolta tv solo italiani, perfino enrico letta è uno statista..!

martedì 25 giugno 2013

Via dall’Italia

Titalic & Rubrica silenziosa 24 Giugno 2013

Via dall’Italia, sempre più imprenditori si uniscono ad Andrea Zucchi

di LUIGI POSSENTI
L’armata di imprenditori che si è aggregata intorno all’idea di Andrea Zucchi di mollare questo paese al suo destino per andare a fare business all’estero s’è riunita a Salsomaggiore Terme, sabato e domenica scorsi. Una settantina di persone, determinate, che viaggiano come trottole da un punto all’altro del globo. Tutti, però, determinati a rendere vincente Admilia, la società attorno alla quale si stanno progettando idee innovative da realizzarsi rigorosamente fuori dai confini italiani.
La due giorni parmense è servita per fare il punto della situazione, ma anche per esporre, ai soci, quanto il progetto si sia consolidato nel giro di dodici mesi. Zucchi, capofila della kermesse, rimbalza tra Londra e l’Italia per coordinare i lavori ed incontrare nuovi imprenditori che si mostrano interessati all’idea di poter esportare i loro business, i loro prodotti e le loro idee.
A Salsomaggiore, oltre a palpare con mano l’entusiasmo di chi è sempre più convinto che fare impresa in Italia sia una “Missione impossibile”, sono stati concretamente presentati alcuni progetti e business-plan, ormai maturi, e pronti a partire entro la fine dell’anno con l’appoggio e la partecipazione diretta di Admilia, interessata in prima persona a sostenere le iniziative proposte dai fondatori. “Stiamo vagliando, insieme ai nostri advisor – spiega Zucchi – i diversi business plan che ci hanno presentato. Ce ne sono alcuni già maturi, altri che vanno affinati, ma di sicuro interesse. Infine, ma di questo ne parleremo alla prossima riunione, c’è un’importante sorpresa che farà fare ad Admilia un enorme salto di qualità a livello internazionale”.
La riunione, giusto per chiudere con una nota di colore, s’è celebrata esattamente un anno dopo il primo incontro tenutosi a Carpaneto, dove l’avventura ha preso ufficialmente inizio.

da L’Indipendenza

martedì 28 maggio 2013

FINO A QUANDO?

In margine alle ultime votazioni.
 

Quanto sospettavo da lungo tempo, ove occorresse una conferma, lo trovo confermato dal risultato delle ultime votazioni: togliendo la percentuale del Movimento 5 Stelle e quella di alcune rare liste civiche del terzo tipo, cioé quelle vere, rimane una squallido 40% circa di votanti.
 

    E’ la minoranza formata dai parassiti dislocati nei partiti e in tutte le camarille statali, parastatali & affini; minoranza che riesce a perpetuare il suo strapotere tirannico su uno Stato ridotto a un infame marchingegno, studiato e realizzato per estrarre quattrini dalle tasche dei Produttori di Ricchezza; che son tutti i Lavoratori dipendenti e indipendenti, i soli produttori di ricchezza; lo Stato,  è risaputo, con tutti i suoi carrozzoni, non possiede altro che ciò che sottrae ai lavoratori.
 

    Va da sé che ogni Stato, salvo rare eccezioni, ha le caratteristiche del nostro marchingegno; ma, perbacco, c’è un limite a tutto; ma non a questo nostro infernale rapinatore insaziabile. Basti pensare che si paga l‘87,25 % di tasse sul metano e circa il 70% sulla benzina (oh! sì, c’è da comprare un fottìo di F35 per 10 mld, da rimpolpare con 4 mld il Monte dei Paschi saccheggiato dai compagni di turno, e tante altre bazzecole del genere). Bastano questi due dati per affossare ogni speranza di ripresa economica.
 

   Va anche da sé che i Produttori di Ricchezza, politicamente fessi, ma così fessi da far pena, si son fatti turlupinare dal dopo guerra (e da prima) fino agli anni 80, con tanta di quella vasellina da ritenere stolidamente di potersi autogiustificare. Ma, dopo, la sodomizzazione è proseguita senza nemmen lo spreco di qualche vasetto di vasellina, da parte di dette camarille statali parastali & affini, cui si sono aggiunte, ben felici di partecipare all’abbuffata, le camarille continentali dal FMI alla UE con tutte le loro malefiche creature infami, bancarie e d’altro genere. E i Produttori di Ricchezza? Han continuato a calare le brache senza nemmeno un bercio o una bestemmia...
   

    Pare che questa volta abbiano deciso di non avallare, con l’astensione dal voto, l’elezione di politicanti peraltro soli responsabili dello sfacelo in cui ci hanno precipitato. Una timida reazione? Un belato? Tutto qui? C'è bisogno di ben altro!
 
    Fino a quando accetteranno di sopportare la tirannia? Fino a quando?      

P.S. Ceterum censeo italiam delendam est

FRANCESCO BURLAMACCHI

FRANCESCO BURLAMACCHI

Un martire lucchese

Il primo a proporre uno Stato di Comuni confederati per sottrarre la Toscana al dominio mediceo e in prospettiva per gettare le basi di una confederazione toscana di tipo elvetico.

Il primo, unico e ultimo tentativo, a sud delle Alpi, di realizzare un modello federale di Stato, lo si deve a un lucchese: Francesco Burlamacchi. Egli si proponeva di contrapporre una confederazione di libere città (Lucca, Pisa, Siena e Firenze) alle mire egemoniche dei Medici, elevati al rango di duchi grazie alla connivenza d’ un parente papa, e che aspiravano al ruolo di tiranni toscani.
    Non ci riuscì il Burlamacchi, e per questo perse letteralmente la testa; ma ciò non toglie che la sua figura grandeggi per come preparò il tentativo ma soprattutto per come affrontò il martirio, tanto da poterlo definire la figura più nobile della storia di Lucca, e della Toscana.
    Francesco Burlamacchi era nato a Lucca nel 1498 nella sua casa all’ angolo tra la via S. Paolino e l’ attuale via Burlamacchi, che allora si chiamava S. Romano. Suo precettore fu lo zio Filippo Burlamacchi, seguace di quel fra’ Savonarola messo a morte e abbruciato proprio nel 1498 a Firenze. Filippo, tornato a Lucca in quell’ anno, indossò l’ abito domenicano e fu ordinato sacerdote tre anni dopo col nome di fra’ Pacifico.
    Gli insegnamenti di fra’ Pacifico segnarono profondamente la coscienza politica e religiosa di Francesco. In quei tempi a Lucca si ammiccava con favore alla Riforma luterana, e i mercanti lucchesi non commerciavano solo sete e lane, ma anche libri. E la Serenissima fu molto tollerante nei confonti dell’eresia; infatti a Lucca non fu mai istituito il Tribunale dell’ Inquisizione sotto giurisdizione ecclesiastica né mai vi entrarono i Gesuiti.
    Anche i Burlamacchi ammiccavano, ma non si può affermare che avessero abbandonato la fede cattolica; anzi. Francesco semmai ebbe le stesse esigenze dei riformati che lo portavano a vivere più interiormente la propria religiosità, sfrondandola di inutili ammennicoli esteriori, e pensava che l’ unità religosa potesse essere mantenuta e consolidata se il Papato avesse rinunciato a ogni interesse temporale.
    Laico sul piano politico, credente convinto sul piano religioso. Geloso come era, e come lo era la Serenissima, della libertà non chiacchierata ma vissuta, non poteva che essere antipapale e anti-mediceo.
    Probabilmente concepì il progetto confederale verso il 1543, quando, eletto Commissario delle Milizie di Campagna, dedicò molto tempo al loro riordinamento e alla costituzione delle Ordinanze di Montagna.
    [Volutamente si usano termini come disegno o progetto federale o confederale, invece di quello riduttivo di congiura con cui si tenta di minimizzare l’ evento, per render giustizia a un piano di ampio respiro, lucido e generoso, ardito quanto si vuole, ma non astratto: un Gonfaloniere di Giustizia non poteva essere uno sprovveduto..!
Per contro, in una scritta sotto il monumento dedicatogli in piazza S. Michele, si enfatizza l’ opera sua stravolgendone però il significato nel goffo tentativo di piegarlo a mere esigenze politiche del momento (1859), che peraltro andavano in senso diametralmente opposto al disegno del Burlamacchi, verso cioé quel centralismo che troverà la sua piena realizzazione nel regno prima, nel fascismo poi e infine nella repubblica fondata su 7 colli fatali 7. NdR]
    Nel 1546 vari fattori quali: la dimestichezza con le Milizie lucchesi, la sua carica di Gonfaloniere, i confini della Repubblica minacciati dalle mire espansonistiche di Cosimo I, duca di fresca nomina papale, le continue irritanti provocazioni da parte degli armigeri ducali a Colle di Compito, Camaiore e Barga, la nomina del lucchese Vincenzo Di Poggio a Capitano delle guardie di Pisa (dal 1509 in mano al duca) che aderì al progetto, l’ insofferenza mai sopita dei Pisani verso la tirannia ducale, le gravi preoccupazioni di Siena che ormai si sentiva prossima vittima dell’appetito mediceo (cadrà infatti nel 1555 in un bagno di sangue), la notoria riottosità delle genti del Valdarno, della Val di Nievole e della montagna pistoiese, la disponibilità dei repubblicani fiorentini con in testa la famiglia degli Strozzi; fattori tutti favorevoli al disegno del Burlamacchi, fecero sì che questi si risolvesse di passare alla fase esecutiva nel mese di agosto.
    Ma dietro a molti martiri si staglia spesso la figura del traditore: fu un certo Andrea Pezzini a tradire una causa infinitamente più grande di lui, per meschina vendetta e vile ricompensa. Il traditore avvertì Cosimo di quanto si stava preparando e il duca papale, in quel tempo tirapiedi di Carlo V e in grado di chiedere l’ intervento dell’ imperatore a propria difesa, non perse tempo; fece di tutto per farsi consegnare il Burlamacchi e coinvolgere la Serenissima per creare un casus belli. Ma la Repubblica lucchese seppe disinnescare il casus grazie alla propria diplomazia, sempre di prim’ ordine, ma soprattutto grazie al sacrificio di Francesco, che affrontò per ben tre volte la tortura e poi la morte piuttosto che rivelare nomi di amici o coinvolgere la Repubblica stessa.
    Nel primo interrogatorio dopo l’arresto, rivolto agli Anziani, tra l’ altro affermò: “e inoltre lecto che la Toscana antichissimamente è stata in quella unione che io intendevo fare, fusse cosa avesse a tornare in gran benefizio della città delle Magnifiche Signorie Vostre, e conseguentemente della Toscana”. E’ questo, in estrema sintesi, il Suo testamento politico.
    Il resto fu un braccio di ferro fra Cosimo I e la Repubblica di Lucca: il primo nel pretendere la consegna di Francesco, la seconda nel voler lo stesso piuttosto morto che in mano al duca. Ferrante Gonzaga, altro tirapiedi dell’ Imperatore e che teneva prigioniero il Burlamacchi a Milano, ricordava a Carlo V che i Lucchesi avrebbero dato non solo la vita di un proprio cittadino, ma la loro stessa vita, prima di riconoscere al duca autorità di grazia o giustizia per fatti accaduti nella loro Repubblica.
    Infatti nel febbraio 1547 giunse a Milano l’ordine imperiale di condanna a morte dopo estenuanti interrogatori e strazianti torture.
    Dopo alcuni mesi di vani tentativi di sottrarlo al boia, visto che anche la grazia doveva passare per il tiranno fiorentino, anche la famiglia, dopo la Repubblica, si rassegnò alla morte di Francesco. Che avvenne per decapitazione il 14 febbraio 1548 nel Castello Sforzesco di Milano.

Epitaffio tombale alla Chiesa di San Romano in Lucca

      ANCHE DA QUESTA TOMBA
  DOVE LA MADRE SUA E UN FIGLIO RIPOSANO
CHIEDE INVANO DI RIPOSARE
SIA GLORIA A FRANCESCO BURLAMACCHI
LUCCHESE
CHE CONTRO OGNI TIRANNIDE
MEDITO’ E PREPARAVA LA LIBERTA’
DELLA FEDERAZIONE DELLE TOSCANE REPUBBLICHE
E PER QUEL SOGNO GENEROSO
PERI’ DECAPITATO IL 14 FEBBRAIO 1548
MENTRE VAGHEGGIAVA ROMA (1)
RESTITUITA ALLA CIVILTA’ DELL’ IMPERO

1 - Beh! nessuno è perfetto... Anche il Burlamacchi era rimasto irretito nei bettabelli delle fole latino-romanesche...

mercoledì 22 maggio 2013

IL GONFALONE TOSCANO

IL GONFALONE DELLA TOSCANA

Evviva il gonfalone della Toscana !!!!! .... anzi No

L'attuale gonfalone della Regione Toscana, patetico tentativo di riassumere in una bandiera sia i colori della Regione, sia un evento storico di mero cambiamento di regime dal fascismo all’anti-fascismo (così, come diceva Longanesi, di fascismi ne abbiamo due), lasciando intatta la struttura dello stato, evoca un enorme canovaccio da cucina con le sue brave banda laterali, rosse, in questo caso, senza alcun rispetto per le  regole dell'araldica. Infatti, al centro del gonfalone, campeggia un cavallino rampante di uno smorto color grigio, l’ unico colore che in araldica non esiste.
    Col rispetto dovuto ai ricordi della Resistenza toscana, non può un cavalluccio alato diventare il simbolo della Toscana - e quando mai un pegaso, sia pure metaforicamente o mitologicamente, ha bazzicato da queste parti? - . Per di più si è voluto strafare col grigio.
    Di più. Ma da dove è venuto quel cavallino? Davvero non lo riconoscete? Siete troppo giovani, beati voi, per ricordarlo: è il cavallino della Mobil Oil Company, un tempo presente su tante pompe di benzina! Ma si è proprio lui, rinvenuto nel 1944 in forma di clichè in una tipografia fiorentina, facile da usare per il suo disegno a tratto e usato, in mancanza d’altro e di un po’ di fantasia, dal C.L.N. fiorentino a far da mosca cocchiera a una Toscana in vena di novità, dopo che gli Americani avevano fatto il resto.

Ultimamente, da qualche parte, si è tirato fuori un pegaso di Benvenuto Cellini: mah! un tardivo infelice tentativo di mettere una pezza a una scelta faziosa e supponente, niente di più.

E come non notare l'insidia nascosta nel cavallino? Un emblema dell'odiato capitalismo petrolifero guerrafondaio, innalzato a emblema di una regione in fregola di cambiare in fretta la camicia, quella nera ormai demodé, in quella rossa di una rivoluzione ben più remunerativa, almeno in Toscana, nel segno del sol dell'avvenir, luminosamente stalinista.....
    Ma non ci si è fermati al gonfalone; senza alcun rispetto per le autonomie locali, si ordina a tutti i Comuni della Regione di fregiare i mezzi delle varie Polizie Municipali col cavallino alato della Mobil Oil Co., sempre di grigio smorto in campo rosa.
    Avete mai sentito di qualche Comune che si sia ribellato a questa inutile ed uniformante ordinanza? No!! Se un Sindaco è Sindaco, lo sa lui perché. Come può una volta insediato dire di no “alli Superiori"? Sarà costretto ad allinearsi su ogni argomento, ignorando completamente le scelte che potrebbero rappresentare un interesse per le comunità che rappresentano.

Rimane da spiegare il movente di tale ordinanza. La risposta che ci viene spontaneo ipotizzare è quella di una volontà di sradicare, perfino all’interno della regione, ogni possibile traccia di campanilismo da ogni Comune e da ogni comunità, un chiaro intento di appiattire ogni differenza cittadina, un ulteriore tentativo di eliminare culture e memorie storiche che potrebbero instillare conati di libertà con conseguenti tentazioni del "fai da te", e chi fa da sé fa per tre, appiattendole in un limbo di ignoranza e di cultura del nulla.
    Per quanto detto finora, questo canovaccio, nella sua miseria di simboli e di fantasia, non può certo rappresentare una Regione come la nostra, la cui storia spazia dai Longobardi ai giorni nostri, con illustri precedenti celti ed etruschi cancellati dalla dominazione romanesca.
    Pertanto facciamo voti affinché si esca al più presto dalla legalità di questo Gonfalone  e si rientri nella legittimità della Storia della nostra terra e della nostra gente, che si mette in cammino come Toscana, con Ugo di Tuscia alla fine del X secolo, dopo oltre quattro secoli di incubazione longobarda e franca.
    Ed è proprio la bandiera tratta dall’arma di Ugo il Grande, tre pali d’argento (bianco) in campo di rosso, che volti a bandiera diventano quattro fasce di rosso alternato a tre fasce di bianco, che dovrebbe a buon diritto rappresentare la nostra Nazione Toscana.

V.Gai- R.Redini

SPERANZA IN UN FUTURO MIGLIORE?

Titalic & Rubrica silenziosa 8 Maggio 2013 - da L’INDIPENDENZA.it, quotidiano on line.



Speranza in un futuro migliore?
Indice crollato del 40% in un anno




di REDAZIONE



Diminuisce la speranza degli italiani in un futuro migliore: in un anno, dal 2012 al 2013, l’indice di speranza si e’ abbassato del 40%. Allo stesso tempo il 93% dei cittadini chiede aiuto alle istituzioni, affinche’ la alimentino. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli, che sara’ presentato durante il seminario ”Oltre la crisi: comunicare la speranza” in programma domani all’Universita’ Roma Tre. I dati rilevano che a oggi il 51% dei cittadini ha meno speranza nel futuro rispetto all’anno scorso. Solo l’11% dice di averne di piu’. L’86% (il 73% nel 2012) ritiene che la comunicazione giochi un ruolo strategico per la ripresa dalla crisi e l’89% (87% nel 2012) auspica che la pubblica amministrazione possa essere piu’ trasparente nel presentare i suoi servizi ai cittadini. ”In sintesi – si legge in una nota – c’e’ una fortissima domanda di comunicazione della speranza, che si traduca pero’ in annunci cui facciano seguito provvedimenti concreti”. Dal sondaggio emerge infine che le parole chiave necessarie ad alimentare un’autentica comunicazione della speranza sono, nell’ordine: lavoro (48%), innovazione (27%), tecnologia (20%) e investimenti (14%).

Nota in calce del responsabile del blog.
 

Presi in una tragica spirale di furti, rapine, malversazioni e parassitismo spinto all’eccesso, non c’è altra via che dar corso a una Costituente per uscire dalla maledetta spirale e ricontrattare le condizioni di appartenenza a un paese civile.

    Per esempio, partendo da certe considerazioni di base come queste:
    Il federalismo è la migliore forma di organizzazione statale, finché qualcuno non venga a dimostrare il contrario.
    Ma il federalismo è secondario alla libertà e alla democrazia. Senza libertà non esistono uomini liberi, e i contratti da stipulare per federarsi, per essere validi e legittimi, richiedono uomini liberi, di contrattare, di stipulare. 
    Le decisioni poi, da prendere per stipulare contratti federativi, devono essere prese col metodo democratico (una testa un voto) in tutta libertà. Forse non è il metodo migliore in assoluto, ma tutti gli altri metodi sono peggiori, finché qualcuno non venga a dimostrare il contrario.
    Lapalissiano... Tanto lapalissiano che nessuno, dopo 150 anni d’italia, ha mai proposto una costituente libera e democratica per stendere una Costituzione basata non su crêdi religiosi e su ideologie o altro, ma solo sul buon senso e sul rispetto.
    Ovviamente i rappresentanti del Popolo, chiamati a stendere la nuova Costituzione, saranno eletti a suffragio universale col metodo proporzionale puro, senza interferenze o diktat dei mammasantissima partitocratici. Chiunque sarà libero di candidarsi per far parte della Costituente.
     Il Contratto (costituzione) che uscirà dalla Costituente infine, sarà sottoposto all’approvazione del Popolo mediante referendum senza quorum, non semplicemente firmata da qualche capoccia autoreferenziato di qualche associazione qualsiasi.
     Ove non sia approvata, si ricomincia daccapo.


Memento: 

"Chi nella vita crede di procedere senza le sacre leggi della logica e della matematica, si pasce di confusione."                                                                              Leonardo da Vinci

"Con il consenso della gente si può fare di tutto, cambiare i governi, sostituire la bandiera, unirsi a un altro paese, formarne uno nuovo".                                            Gianfranco Miglio                  

lunedì 20 maggio 2013

La Civiltà Comunale

Mauro Aurigi
LA CIVILTÀ COMUNALE

Stralci a cura di rredini

Parte seconda

   E le signorie cosiddette rinascimentali non segnano il culmine di quell’ eccezionale periodo, ma l’inizio della sua fine.  Anzi, trattandosi di autentiche tirannie che hanno prima posto termine alla libertà comunale e poi favorito l’ avvento della dominazione spagnola, della Controriforma e dell’ Inquisizione (e quindi del drastico rafforzamento della struttura verticale della società italiana), esse sono responsabili non solo della fine del Rinascimento, ma anche del successivo declino economico, culturale e artistico dell’  intero Paese rispetto all’ Europa del centro nord.
 
    Pochi hanno saputo rappresentare così bene il passaggio dalla libertas repubblicana al regime  delle  signorie  come  Maurizio  Viròli, del cui breve ma lucido trattato (v. bibliografia) vogliamo qui dare un’ estrema sintesi. 
 
    “In epoca comunale la politica, considerata la disciplina più nobile d’ogni altra, era così definita: arte di gestire una società di uomini liberi sottomessi solamente alle leggi che essi stessi si danno. Tanto era cogente tale significato che il Machiavelli, a scanso di equivoci, non poté usare mai il termine “politica” ne Il Principe. Era il momento della transizione dalla Repubblica fiorentina allo Stato mediceo e la politica era ormai stata sostituita dalla ragion di stato, ossia dall’ arte di conservare e accrescere uno stato ad opera di uno o di pochi nel proprio esclusivo interesse, con l’ occupazione delle istituzioni, la cacciata e la persecuzione della parte avversa a favore delle proprie clientele, l’ oppressione dei popoli e la soppressione delle loro autonomie. Per cui il Machiavelli, se avesse fatto ricorso al termine politica, che atteneva ad una società di cittadini, rischiava di non essere capito. Tra quel termine e la ragion di stato, che atteneva invece ad una società di sudditi, c’ era infatti la stessa assoluta antinomia che corre tra repubblica e signoria, tra democrazia e tirannia. Se la politica era la scienza più nobile dell’uomo, con la ragion di stato si tenterà di giustificare ogni nefandezza. Quelle medesime azioni che la politica repubblicana condannava, come ad esempio distribuire onori e denari pubblici agli amici o eliminare gli avversari con mezzi illeciti, diventarono per la ragion di stato signorile, scusabili o addirittura meritevoli di lode. Proprio nelle corti rinascimentali italiane e  per  la  prima  volta nella storia, la viltà, l’ adulazione, il tradimento, la congiura e il crimine assumono caratteri positivi se finalizzati alla conservazione e accrescimento dello stato.”
  
    La Penisola non si scrollerà più di dosso, anche nell’opinione internazionale, il marchio infamante di una politica caratterizzata da cinismo, ipocrisia, ambiguità, opportunismo e trasformismo (per non parlare della corruzione) (25). Anzi, ha resistito fino ai giorni nostri quella qualifica di sporca che proprio dall’ epoca delle signorie la saggezza popolare ha indelebilmente legato al termine politica.

25 - Durante le vicende di Tangentopoli Craxi, novello aspirante principe, tentò di sostenere la liceità delle tangenti davanti al Parlamento in quanto necessarie al sostentamento dei partiti, a loro volta necessari alla vita democratica nazionale (la ragion di stato!). 

30 - Per essere chiari: nella Siena comunale gli Agnelli e i Berlusconi avrebbero sì avuto libertà di arricchirsi, ma non quella di fare le leggi o di governare direttamente o indirettamente lo Stato.


    Commentatori “italiani” attuali, non paghi di guardare con sufficienza alla civiltà comunale italiana, non si peritano di presentarci le signorie   rinascimentali sotto una luce positiva, attribuendo loro il primato e lo splendore della cultura e dell’arte italiana del periodo, che invece furono frutto esclusivo della libertà comunale. A chi scrive non risulta alcuna annotazione da parte “italiana” - circostanza ben strana considerato che viviamo in un periodo di assai conclamata democrazia - che quelle furono in realtà tirannie personali e dinastiche, come invece denunciano con chiarezza gli studiosi di scuola anglosassone (39).
 
39 - Per quello che consta allo scrivente fanno eccezione Mario Ascheri dell’ Università di Siena (è senese e non può non vedere nei Medici dei tiranni liberticidi) e Maurizio Viroli che però gravita su università anglosassoni.

    Quella dei Medici fu la signoria per eccellenza. Investì talmente tanto nella propriaimmagine (neanche Mussolini affisse tanti fasci sui muri quante palle i Medici), mantenendo, come tutti i tiranni, una vasta corte di intellettuali e artisti prezzolati e asserviti, che ancora oggi Firenze, e la Toscana, sono intese come una loro creatura (40).

40 - Quell’ investimento nell’ immagine - oggi, con una buona dose d’ ipocrisia, definito mecenatismo –  fu così efficace e si è così profondamente radicato nell’ immaginario collettivo che ancora qualche anno fa il regista Zeffirelli, sostenendo che i Medici fossero i padri fondatori della Toscana, condusse un’ isterica campagna affinché la Regione adottasse come proprio stemma quello dei Palleschi. 

    Si è così invertita la causa con l’effetto: oggi ci si è convinti che siano stati i Medici a fare la civiltà fiorentina (e toscana), non viceversa. Invece Firenze (e la Toscana) nulla deve alla dinastia medicea (se non la propria decadenza), poiché tutto quello per cui va famosa è esclusivamente frutto del precedente regime repubblicano; mentre la famiglia Medici deve tutto alla ricchezza economica, culturale e artistica della Firenze (e della Toscana) repubblicana. Fu estremamente facile a Lorenzo il Magnifico e a Cosimo I (e poi anche ai tanto “illuminati” Lorena) fare bella figura.

    Nè è da sottacere il sistema con cui i Medici si impossessarono del potere, e sul quale la storiografia ufficiale ha ignobilmente steso un pietoso e peloso velo. La piccola ma florida Volterra, per non rinunciare alla propria indipendenza, fu investita nel 1472 da un potente esercito mercenario al soldo di Lorenzo il Magnifico e dopo un duro assedio selvaggiamente saccheggiata e la popolazione brutalizzata (42).

42 - La ferita fu tanto profonda che non si è ancora rimarginata. All’annuncio, nel 1992 (!), che la Regione Toscana e il Comune di Firenze avrebbero solennemente celebrato il cinquecentenario della morte di Lorenzo de’ Medici, il Vescovo di Volterra si vide costretto a una secca e chiarissima sottolineatura di ciò che quel magnifico signore aveva significato per la città.
 
    Quanto alto fosse il prezzo pagato dai Toscani a quella dominazione lo chiarisce nel 1516 Lodovico Alemanni, intellettuale al soldo della corte, così come ricordato da Federico Chabod: 

    «Il sistema sicuro, per “guadagnarsi et ubligarsi tanti cittadini che bastino” a mantenere lo Stato ai Medici, era quello di curare i giovani perché ai vecchi non gli si sarebbe “mai cavata quella fantasia”, ma i vecchi sono savi e dai savi non v’è mai da temere. Bisognava invece che i giovani rinunziassero alla repubblica e facessero “professione all’ ordine suo”, bisognava far loro abbandonare gli antichi costumi, divezzarli dall’antica “civiltà” tutta improntata ai sensi repubblicani, distoglierli da quella “asineria più presto che libertà”, per cui i Fiorentini disdegnavano “fare reverentia a qualunche” ed erano “tanto alieni da’ modi della corte che io credo pochi altri”. Per cui bisognava abituare i giovani “alli costumi cortesani”, così una generazione dopo l’altra, tutte di giovani “allevati” a quella scuola, “ne nascerà che nella città nostra non si saprà vivere senza un principe che l’ intractenga dove ora pare tucto il contrario”»

[Inciso - Ed è con le stesso sistema che sono stati fatti gli italiani, in una scala un po' più grande. NdR.]
 
• Dello stesso Autore: IL PALIO (o della libertà), Il Torchio, Monteriggioni (SI) 2006.

Bibliografia essenziale:

Rudolf von Albertini: Firenze dalla repubblica al principato, Einaudi Ed., Torino 1995
Mario Ascheri: Dedicato a Siena, Il Leccio, Siena 1989
Mario Ascheri: Il Rinascimento a Siena, Nuova Italia Immagine, Siena 1993
Mario Ascheri: Siena nella storia, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2000
Mario Ascheri: Un contratto per Siena in Vita in Villa nel Senese  a cura di L. Bonelli, E. Pacini, Pacini Ed, Pisa 2000
C. Barberis, G. Dell’Angelo (a cura di): Italia Rurale,  Laterza, Bari 1988
Leonardo Benevolo: La città nella storia d’Europa, Editori Laterza, Bari 1993
Marc Bloch: La société féodale, Albin Michel, Paris 1939 e 1983 (edizione italiana: Giulio Einaudi Ed.,Torino 1949 e 1987)
William M. Bowsky: A Medieval Italian Commune, University of California Press,1981 (ed. it.: Il Mulino 1986)
Enrico Castelnuovo (a cura di): Ambrogio Lorenzetti, Il Buon Governo, Electa
Norberto Catelani: in Federalismo e Libertà n.5-6 del 1999,  Ed. Il Fenicottero, Bologna
G. Contini, M. C. Gozzoli: Simone Martini, Rizzoli Editore, Milano 1970
Frederic C. Lane: Venezia. A Maritime Republic, The John Hopkins Univers. Press, 1973 (ed.it: G.Einaudi Ed, Torino 1991)
Iris Origo: Il mercante di Prato, RCS Libri Spa, Milano 1997
Robert D. Putnam: Making Democracy Work, Princeton University Press 1993 (ed. it. A. Mondadori, 1993)
Quentin Skinner: The Foundations of Modern Political Thought, Cambridge Univers Press,1978(ed.italiana: Il Mulino, 1993)
Mauro Vaiani: Noi stessi, Nuova Toscana Ed., Campi Bisenzio (FI) 1998
Maurizio Viròli: From Politics to State Reason, Princeton University Press,1993 (ed.it.: Donzelli Editore 1994)

Rivoluzione solo dai Comuni

 Sotto inchiesta 8 Maggio 2013 da L'INDIPENDENZA.it, quotidiano on line.



di GIORGIO BARGNA
Da qualche settimana stiamo vivendo, sulla nostra pelle, il “Monti-bis”; più scaltro, meglio nascosto, ma sodomizzante allo stesso livello dell’originale. Frequentazioni da strada, bar e lavoro mi riportano le lamentele dell’ita(g)liano che esclama “piove, governo ladro”! Le lamentele degli stessi che pensavano di cambiare lo stato delle cose andando al voto. Cosa volete italianucci del menga?
Vi siete presentati ancora davanti alla “tosa” per dare lustro a chi aveva bisogno, ancora una volta, di voi per restare ancorato al potere ed alle confortevoli posizioni di vantaggio personale e di casta, personaggi sempre pronti a prostrarsi ai padroni Usa e Ue, siete voi i responsabili di quanto sembra arrecarvi un disturbo immenso. Vi siete ancora una volta divisi tra destrorsi e mancini, ancora una volta avete tracciato una bella “icchisse” sul papiro elettorale sperando che la vostra squadra preferita sbancasse il piatto… ancora non avete capito che in questo “casinò” i croupiers  truccano le partite.
Mi chiedo se siete un pochino fessi o se siete concordi; mi rispondo che la fesseria ha un limite e che quindi a questo punto siete correi, vittime (probabilmente, spero) di un bel lavaggio di cervello, ma sicuramente abituati a pensare che le sorti del paese non siano affari, direttamente, vostri, ma cosa di competenza altrui. Ma scriveva, un pochino di tempo fa, Thomas Jefferson: ‘Se un popolo crede di poter essere libero e disinteressarsi della politica, immagina qualcosa che non è mai stato né mai sarà”.
Finchè continuerete ad avvalorare questa classe dirigente continuerete a essere (oltretutto un po’ fuori tempo) fascisti e comunisti, democristiani e liberali (che poi son tutti quanti statalisti dediti allo sfruttamento razionale dei lavoratori, i soli produttori di ricchezza), ma soprattutto i peggiori nemici di voi stessi. I cambiamenti passano non attraverso le idee che vi calano dall’alto, da lontano, ma attraverso i movimenti, le idee, le svolte che si sviluppano e radicano sul territorio, ettaro per ettaro, cittadino per cittadino.
Non partiranno da Roma svolte e rinnovamenti, ma solo da centinaia di Comuni governati da movimenti politico-culturali svincolati dai partiti nazionali e composti dai cittadini. Un’altra “tosa” o la svolta dipendono solo da voi “partigiani del vuoto”.
(P.S. E la rivoluzione si svilupperà nella misura e nell'intensità in cui si sarà sviluppata la partecipazione, quella vera, non quella parolaia pilotata dai capi-partito e dai capi-bastone di turno. NdR)