Stephen Hawckins

Noi esseri umani siamo dei tipi curiosi. Siamo sempre a caccia di risposte. Le inseguiamo sui terreni più ardui, chiedendoci se la vita ha un significato. Penserete che si tratti di una questione filosofica, ma, secondo me, la Filosofia è morta. La risposta è nella Scienza. Stephen Hawckins, Disegno dell’Universo, parte II.


... e miglior ventura per noi sarebbe se i problemi di Firenze e della Toscana fossero visti e risolti con l’ occhio e le decisioni dei Fiorentini e dei Toscani”. Anonimo toscano

Chi nella vita crede di procedere senza le sacre leggi della logica e della matematica, si pasce di confusione. Leonardo da Vinci

lunedì 20 maggio 2013

La Civiltà Comunale

Mauro Aurigi
LA CIVILTÀ COMUNALE

Stralci a cura di rredini

Parte seconda

   E le signorie cosiddette rinascimentali non segnano il culmine di quell’ eccezionale periodo, ma l’inizio della sua fine.  Anzi, trattandosi di autentiche tirannie che hanno prima posto termine alla libertà comunale e poi favorito l’ avvento della dominazione spagnola, della Controriforma e dell’ Inquisizione (e quindi del drastico rafforzamento della struttura verticale della società italiana), esse sono responsabili non solo della fine del Rinascimento, ma anche del successivo declino economico, culturale e artistico dell’  intero Paese rispetto all’ Europa del centro nord.
 
    Pochi hanno saputo rappresentare così bene il passaggio dalla libertas repubblicana al regime  delle  signorie  come  Maurizio  Viròli, del cui breve ma lucido trattato (v. bibliografia) vogliamo qui dare un’ estrema sintesi. 
 
    “In epoca comunale la politica, considerata la disciplina più nobile d’ogni altra, era così definita: arte di gestire una società di uomini liberi sottomessi solamente alle leggi che essi stessi si danno. Tanto era cogente tale significato che il Machiavelli, a scanso di equivoci, non poté usare mai il termine “politica” ne Il Principe. Era il momento della transizione dalla Repubblica fiorentina allo Stato mediceo e la politica era ormai stata sostituita dalla ragion di stato, ossia dall’ arte di conservare e accrescere uno stato ad opera di uno o di pochi nel proprio esclusivo interesse, con l’ occupazione delle istituzioni, la cacciata e la persecuzione della parte avversa a favore delle proprie clientele, l’ oppressione dei popoli e la soppressione delle loro autonomie. Per cui il Machiavelli, se avesse fatto ricorso al termine politica, che atteneva ad una società di cittadini, rischiava di non essere capito. Tra quel termine e la ragion di stato, che atteneva invece ad una società di sudditi, c’ era infatti la stessa assoluta antinomia che corre tra repubblica e signoria, tra democrazia e tirannia. Se la politica era la scienza più nobile dell’uomo, con la ragion di stato si tenterà di giustificare ogni nefandezza. Quelle medesime azioni che la politica repubblicana condannava, come ad esempio distribuire onori e denari pubblici agli amici o eliminare gli avversari con mezzi illeciti, diventarono per la ragion di stato signorile, scusabili o addirittura meritevoli di lode. Proprio nelle corti rinascimentali italiane e  per  la  prima  volta nella storia, la viltà, l’ adulazione, il tradimento, la congiura e il crimine assumono caratteri positivi se finalizzati alla conservazione e accrescimento dello stato.”
  
    La Penisola non si scrollerà più di dosso, anche nell’opinione internazionale, il marchio infamante di una politica caratterizzata da cinismo, ipocrisia, ambiguità, opportunismo e trasformismo (per non parlare della corruzione) (25). Anzi, ha resistito fino ai giorni nostri quella qualifica di sporca che proprio dall’ epoca delle signorie la saggezza popolare ha indelebilmente legato al termine politica.

25 - Durante le vicende di Tangentopoli Craxi, novello aspirante principe, tentò di sostenere la liceità delle tangenti davanti al Parlamento in quanto necessarie al sostentamento dei partiti, a loro volta necessari alla vita democratica nazionale (la ragion di stato!). 

30 - Per essere chiari: nella Siena comunale gli Agnelli e i Berlusconi avrebbero sì avuto libertà di arricchirsi, ma non quella di fare le leggi o di governare direttamente o indirettamente lo Stato.


    Commentatori “italiani” attuali, non paghi di guardare con sufficienza alla civiltà comunale italiana, non si peritano di presentarci le signorie   rinascimentali sotto una luce positiva, attribuendo loro il primato e lo splendore della cultura e dell’arte italiana del periodo, che invece furono frutto esclusivo della libertà comunale. A chi scrive non risulta alcuna annotazione da parte “italiana” - circostanza ben strana considerato che viviamo in un periodo di assai conclamata democrazia - che quelle furono in realtà tirannie personali e dinastiche, come invece denunciano con chiarezza gli studiosi di scuola anglosassone (39).
 
39 - Per quello che consta allo scrivente fanno eccezione Mario Ascheri dell’ Università di Siena (è senese e non può non vedere nei Medici dei tiranni liberticidi) e Maurizio Viroli che però gravita su università anglosassoni.

    Quella dei Medici fu la signoria per eccellenza. Investì talmente tanto nella propriaimmagine (neanche Mussolini affisse tanti fasci sui muri quante palle i Medici), mantenendo, come tutti i tiranni, una vasta corte di intellettuali e artisti prezzolati e asserviti, che ancora oggi Firenze, e la Toscana, sono intese come una loro creatura (40).

40 - Quell’ investimento nell’ immagine - oggi, con una buona dose d’ ipocrisia, definito mecenatismo –  fu così efficace e si è così profondamente radicato nell’ immaginario collettivo che ancora qualche anno fa il regista Zeffirelli, sostenendo che i Medici fossero i padri fondatori della Toscana, condusse un’ isterica campagna affinché la Regione adottasse come proprio stemma quello dei Palleschi. 

    Si è così invertita la causa con l’effetto: oggi ci si è convinti che siano stati i Medici a fare la civiltà fiorentina (e toscana), non viceversa. Invece Firenze (e la Toscana) nulla deve alla dinastia medicea (se non la propria decadenza), poiché tutto quello per cui va famosa è esclusivamente frutto del precedente regime repubblicano; mentre la famiglia Medici deve tutto alla ricchezza economica, culturale e artistica della Firenze (e della Toscana) repubblicana. Fu estremamente facile a Lorenzo il Magnifico e a Cosimo I (e poi anche ai tanto “illuminati” Lorena) fare bella figura.

    Nè è da sottacere il sistema con cui i Medici si impossessarono del potere, e sul quale la storiografia ufficiale ha ignobilmente steso un pietoso e peloso velo. La piccola ma florida Volterra, per non rinunciare alla propria indipendenza, fu investita nel 1472 da un potente esercito mercenario al soldo di Lorenzo il Magnifico e dopo un duro assedio selvaggiamente saccheggiata e la popolazione brutalizzata (42).

42 - La ferita fu tanto profonda che non si è ancora rimarginata. All’annuncio, nel 1992 (!), che la Regione Toscana e il Comune di Firenze avrebbero solennemente celebrato il cinquecentenario della morte di Lorenzo de’ Medici, il Vescovo di Volterra si vide costretto a una secca e chiarissima sottolineatura di ciò che quel magnifico signore aveva significato per la città.
 
    Quanto alto fosse il prezzo pagato dai Toscani a quella dominazione lo chiarisce nel 1516 Lodovico Alemanni, intellettuale al soldo della corte, così come ricordato da Federico Chabod: 

    «Il sistema sicuro, per “guadagnarsi et ubligarsi tanti cittadini che bastino” a mantenere lo Stato ai Medici, era quello di curare i giovani perché ai vecchi non gli si sarebbe “mai cavata quella fantasia”, ma i vecchi sono savi e dai savi non v’è mai da temere. Bisognava invece che i giovani rinunziassero alla repubblica e facessero “professione all’ ordine suo”, bisognava far loro abbandonare gli antichi costumi, divezzarli dall’antica “civiltà” tutta improntata ai sensi repubblicani, distoglierli da quella “asineria più presto che libertà”, per cui i Fiorentini disdegnavano “fare reverentia a qualunche” ed erano “tanto alieni da’ modi della corte che io credo pochi altri”. Per cui bisognava abituare i giovani “alli costumi cortesani”, così una generazione dopo l’altra, tutte di giovani “allevati” a quella scuola, “ne nascerà che nella città nostra non si saprà vivere senza un principe che l’ intractenga dove ora pare tucto il contrario”»

[Inciso - Ed è con le stesso sistema che sono stati fatti gli italiani, in una scala un po' più grande. NdR.]
 
• Dello stesso Autore: IL PALIO (o della libertà), Il Torchio, Monteriggioni (SI) 2006.

Bibliografia essenziale:

Rudolf von Albertini: Firenze dalla repubblica al principato, Einaudi Ed., Torino 1995
Mario Ascheri: Dedicato a Siena, Il Leccio, Siena 1989
Mario Ascheri: Il Rinascimento a Siena, Nuova Italia Immagine, Siena 1993
Mario Ascheri: Siena nella storia, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2000
Mario Ascheri: Un contratto per Siena in Vita in Villa nel Senese  a cura di L. Bonelli, E. Pacini, Pacini Ed, Pisa 2000
C. Barberis, G. Dell’Angelo (a cura di): Italia Rurale,  Laterza, Bari 1988
Leonardo Benevolo: La città nella storia d’Europa, Editori Laterza, Bari 1993
Marc Bloch: La société féodale, Albin Michel, Paris 1939 e 1983 (edizione italiana: Giulio Einaudi Ed.,Torino 1949 e 1987)
William M. Bowsky: A Medieval Italian Commune, University of California Press,1981 (ed. it.: Il Mulino 1986)
Enrico Castelnuovo (a cura di): Ambrogio Lorenzetti, Il Buon Governo, Electa
Norberto Catelani: in Federalismo e Libertà n.5-6 del 1999,  Ed. Il Fenicottero, Bologna
G. Contini, M. C. Gozzoli: Simone Martini, Rizzoli Editore, Milano 1970
Frederic C. Lane: Venezia. A Maritime Republic, The John Hopkins Univers. Press, 1973 (ed.it: G.Einaudi Ed, Torino 1991)
Iris Origo: Il mercante di Prato, RCS Libri Spa, Milano 1997
Robert D. Putnam: Making Democracy Work, Princeton University Press 1993 (ed. it. A. Mondadori, 1993)
Quentin Skinner: The Foundations of Modern Political Thought, Cambridge Univers Press,1978(ed.italiana: Il Mulino, 1993)
Mauro Vaiani: Noi stessi, Nuova Toscana Ed., Campi Bisenzio (FI) 1998
Maurizio Viròli: From Politics to State Reason, Princeton University Press,1993 (ed.it.: Donzelli Editore 1994)

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